Juan Carlos Ceci utilizza una tavolozza di toni chiari e tenui per proporre visioni oniriche immerse nella nebbia
JUAN CARLOS CECI. Cabina per anima – Mostra Bergamo
BERGAMO – Traffic Gallery Via San Tomaso 92
Dal 05/05 al 16/09/202
Fino al 16 settembre 2023 la galleria Traffic di Bergamo ospita la mostra Cabina per Anima, mostra personale dell’artista sanmarinese di origine spagnola Juan Carlos Ceci (Saragozza 1967).
Si tratta di una mostra ideata assieme da Juan Carlos Ceci con la poetessa Franca Mancinelli le cui poesie hanno anche animato l’inaugurazione del 5 maggio.
Distinta in tre sezioni, La Piega, Cabina per Anima e Cantano le Pareti, la mostra presenta – come spiega lo stesso artista –“ due verità, quella della pittura e quella della poesia, dall’unione di queste due verità nasce una menzogna. “
Sono bugie (o verità) delicate e sapientemente stratificate quelle che appaiono sulla tela e ai nostri occhi in visioni oniriche immerse nella nebbia.
Nella prima stanza della galleria la sezione La Piega, nelle tele e nelle pieghe compaiono frutti o fiori o boccioli, o parti di organi animali, un tempo dispositivi organici, ultimi respiri di anime fluttuanti.
Tutto appare indefinito e fluttuante in uno spazio inafferrabile e niente è ancorato al suolo.
Queste pieghe diventano cabine nel momento in cui le figure trovano uno spazio delimitato, come può essere in qualsiasi nave con vasi e bicchieri che attirano e bloccano il “galleggiare” dei frutti.
Ora sono nature morte all’interno di vasi o barattoli di vetro che ancorano al suolo le stesse nature silenziose.
Siamo, nella seconda sala della galleria, in Cabine per l’anima, luoghi dello Spirito, stanze dove le pareti sembrano assenti e si intravedono solo attraverso aperture e finestre luminose. Le pareti si aprono su squarci di luce. Su un mondo luminoso, abbagliante e quindi invisibile.
Si passa quindi alla terza sezione, inedita, quella di Cantano le pareti, che presenta due autoritratti in interni, con il volto del pittore su due tele di medio-grande formato.
Misteriosi enigmi creano dialoghi tra i due autoritratti, il volto che appare in un piccolo specchio rotondo diventa poi un vaso di vetro, mentre la proiezione di luci e ombre è ingannevole, perché non si sa se le rappresentazioni delle ombre provengano da realtà esterne o interne.
Qui l’atmosfera è più intimista, Juan Carlos cerca nel proprio autoritratto il colore degli occhi di suo padre, e così la stanza un tempo cabina diventa una macchina del tempo che unisce il terreno e l’altro con i ricordi.
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