Architetto, artista, maestro della scenografia teatrale Antonio Panzuto propone a Padova una selezione del suo lavoro
Il Centro Culturale Altinate/San Gaetano di Padova propone la mostra di ANTONIO PANZUTO. Qui da noi il tempo non c’è
Dal 15 marzo al ballatoio del centro Culturale Altinate San Gaetano di Padova è aperta la mostra ANTONIO PANZUTO. Qui da noi il tempo non c’è che propone lavori di carattere pittorico, plastico e installativo che raccontano l’esperienza creativa dell’artista di origine campana, scenografo tra i più apprezzati del panorama teatrale italiano.
Ideata dallo stesso Antonio Panzuto, l’esposizione è curata da Nicola Galvan, con il supporto di Decima 1948.
Laureato in architettura a Venezia nel 1982, pittore, scenografo, scultore, Antonio Panzuto è un artista della scena che fugge alle etichette con sorridente discrezione.
Le sue macchine teatrali sono abitate da oggetti e figure azionate a vista tramite grovigli di fili: mescolando legni e metalli, corde e tessuti, produce visioni secondo i segreti dettami di una drammaturgia pittorica che procede per affinità e corrispondenze più che per nessi logici o narrativi.
Inventa originali spettacoli con oggetti, macchine, sculture e pitture di assemblaggio con motori o oggetti di scarto, espulsi dalla nomenclatura del bello, con pezzi di ferro saldati, incollati, accostati apparentemente a caso, inchiodati con vecchie tavole, dipinte a pennellate larghe e incostanti.
Nelle sue scenografie crea ambienti nei quali l’arte visiva scommette su come possa diventare scena, luogo di luce e di movimento creando particolari ambienti, set cinematografici sul palcoscenico e realizzando un particolare uso della video animazione.
Anche se creati di volta in volta in funzione di un diverso allestimento teatrale, i materiali scenici presentati nella mostra sono depositari di una multiforme facoltà di significati e sono perciò in grado di determinare “eventi” percettivi ed emozionali sempre nuovi, che si dispiegano in ragione del contesto narrativo in cui vengono inseriti: dai profondi orizzonti dipinti, simili a grandi fondali, agli elementi scenografici tridimensionali; dai possibili personaggi immaginati in un copione, richiamati da sculture antropomorfe, alla presenza dell’autore, percepibile in una serie di autoritratti ove la sua identità è soggetta a un processo di misteriosa trasfigurazione.
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