Germania, Google difende Street View

La partita tra Google e la Germania stenta a raggiungere il fischio finale. Dopo lo scontro aperto nel quale le autorità di Amburgo hanno chiesto  esplicitamente la cancellazione dei dati succhiati dalle Google car per rifornire il database di Street View, Mountain View torna a difendere il suo operato. In un’intervista concessa all’emittente Deutsche Welle, Lena Wagner, portavoce di BigG in terra tedesca, sostiene che “la maggior parte dei timori su Street View in Germania sono causati dalla disinformazione”, nonostante l’azienda prenda seriamente in considerazione le questioni concernenti il diritto alla privacy.L’annuncio di Mountain View di lanciare Street View in 20 città teutoniche ha provocato numerose richieste per rendere più severi i regolamenti in materia di protezione di dati personali e generato molteplici incontri tra l’azienda e le autorità di governo. Decisa a regolamentare l’attività fotografica connessa al servizio di mappe stradali di BigG, Amburgo aveva chiesto e ottenuto (dopo un iniziale rifiuto da parte di Google) la cancellazione delle immagini raccolte e diffuse senza esplicito consenso dei soggetti rappresentati.

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La partita tra Google e la Germania stenta a raggiungere il fischio finale. Dopo lo scontro aperto nel quale le autorità di Amburgo hanno chiesto  esplicitamente la cancellazione dei dati succhiati dalle Google car per rifornire il database di Street View, Mountain View torna a difendere il suo operato. In un’intervista concessa all’emittente Deutsche Welle, Lena Wagner, portavoce di BigG in terra tedesca, sostiene che “la maggior parte dei timori su Street View in Germania sono causati dalla disinformazione”, nonostante l’azienda prenda seriamente in considerazione le questioni concernenti il diritto alla privacy.L’annuncio di Mountain View di lanciare Street View in 20 città teutoniche ha provocato numerose richieste per rendere più severi i regolamenti in materia di protezione di dati personali e generato molteplici incontri tra l’azienda e le autorità di governo. Decisa a regolamentare l’attività fotografica connessa al servizio di mappe stradali di BigG, Amburgo aveva chiesto e ottenuto (dopo un iniziale rifiuto da parte di Google) la cancellazione delle immagini raccolte e diffuse senza esplicito consenso dei soggetti rappresentati.

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Olanda, quello spione del WiFi

La notizia  non piacerà ai turisti in partenza per i Paesi Bassi: gli hotel che offrono il servizio WiFi dovranno registrarsi come Internet provider. L’Autorità per le Telecomunicazioni olandese (OPTA), dando seguito a un “non precisato reclamo” ha, infatti, deciso di seguire le regole restrittive della Data Retention europea, obbligando gli alberghi che intendono fornire connesioni wireless a registrarsi come provider. Cynthia Heijne, membro di OPTA, precisa che la legge che regola le telecomunicazioni nel paese obbliga tutti i provider pubblici a registrarsi per motivi di sicurezza e antiterrorismo. La Commissione Europea non ha espresso pareri sulla nuova legge olandese, che, però, ha sollevato dubbi e preoccupazioni sulla possibilità che anche gli alberghi più piccoli riescano ad adeguarsi alle regole restrittive della Direttiva sulla Data Retention. Alexander Alvaro, membro del Comitato del Parlamento Europeo per le Libertà Civili, ha dichiarato che indirizzerà un’interrogazione scritta alla Commissione per verificare se sia lecito applicare la Data Retention anche in questo caso.

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La notizia  non piacerà ai turisti in partenza per i Paesi Bassi: gli hotel che offrono il servizio WiFi dovranno registrarsi come Internet provider. L’Autorità per le Telecomunicazioni olandese (OPTA), dando seguito a un “non precisato reclamo” ha, infatti, deciso di seguire le regole restrittive della Data Retention europea, obbligando gli alberghi che intendono fornire connesioni wireless a registrarsi come provider. Cynthia Heijne, membro di OPTA, precisa che la legge che regola le telecomunicazioni nel paese obbliga tutti i provider pubblici a registrarsi per motivi di sicurezza e antiterrorismo. La Commissione Europea non ha espresso pareri sulla nuova legge olandese, che, però, ha sollevato dubbi e preoccupazioni sulla possibilità che anche gli alberghi più piccoli riescano ad adeguarsi alle regole restrittive della Direttiva sulla Data Retention. Alexander Alvaro, membro del Comitato del Parlamento Europeo per le Libertà Civili, ha dichiarato che indirizzerà un’interrogazione scritta alla Commissione per verificare se sia lecito applicare la Data Retention anche in questo caso.

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Bing d’accordo con Facebook

Bing, il motore di ricerca di Microsoft, si integrerà più strettamente con Facebook: estesa la partnership che legava già i due siti e che ora aggiungerà due nuove opzioni legate al social network. Invece di portare tutti i dati (in forma rigorosamente anonima) del social network a influenzare i risultati di una ricerca come si era ipotizzato a settembre, l’accordo prevede due nuove funzionalità: la ricerca profili Facebook e i risultati “Mi Piace” del social network. La prima permette di restringere la ricerca di una persona alla propria rete sociale, aumentando così i dati a disposizione dell’utente per individuare la persona che sta cercando. Il tutto con limitazione a quei profili che hanno reso pubblica la propria rete di contatti e solo agli utenti maggiori di 18 anni.

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Bing, il motore di ricerca di Microsoft, si integrerà più strettamente con Facebook: estesa la partnership che legava già i due siti e che ora aggiungerà due nuove opzioni legate al social network. Invece di portare tutti i dati (in forma rigorosamente anonima) del social network a influenzare i risultati di una ricerca come si era ipotizzato a settembre, l’accordo prevede due nuove funzionalità: la ricerca profili Facebook e i risultati “Mi Piace” del social network. La prima permette di restringere la ricerca di una persona alla propria rete sociale, aumentando così i dati a disposizione dell’utente per individuare la persona che sta cercando. Il tutto con limitazione a quei profili che hanno reso pubblica la propria rete di contatti e solo agli utenti maggiori di 18 anni.

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Chi è Ivan Bogdanov?

Ha 29 anni, è disoccupato e ama la violenza. La storia di Ivan Bogdanov, il serbo che ha messo a ferro e fuoco lo stadio di Genova, è un mix di politica, criminalità e “passione” per il calcio. Ivan Bogdanov è uno dei leader storici della tifoseria della squadra belgradese Stella Rossa, la temuta Delije. E’ soprannominato Coi (si pronuncia Tsoi) e appartiene alla fazione estremista e militante degli “Ultra Boys” da tempo nota alla polizia serba. Nelle ultime ore il quotidiano serbo Bilic ha reso noto che Ivan, già soprannominato Ivan Il Terribile, è stato uno dei leader dell’assalto all’ambasciata degli Stati Uniti a Belgrado nel febbraio 2008 per protestare contro l’indipendenza del Kosovo.

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Chi è Ivan Bogdanov?

Ha 29 anni, è disoccupato e ama la violenza. La storia di Ivan Bogdanov, il serbo che ha messo a ferro e fuoco lo stadio di Genova, è un mix di politica, criminalità e “passione” per il calcio. Ivan Bogdanov è uno dei leader storici della tifoseria della squadra belgradese Stella Rossa, la temuta Delije. E’ soprannominato Coi (si pronuncia Tsoi) e appartiene alla fazione estremista e militante degli “Ultra Boys” da tempo nota alla polizia serba. Nelle ultime ore il quotidiano serbo Bilic ha reso noto che Ivan, già soprannominato Ivan Il Terribile, è stato uno dei leader dell’assalto all’ambasciata degli Stati Uniti a Belgrado nel febbraio 2008 per protestare contro l’indipendenza del Kosovo.

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