Nel lavoro di manipolazione di Fontcuberta nuovi paesaggi si sommano al soggetto originario della fotografia, visibile in controluce
Museo Fortuny di Venezia ospita la mostra fotografica JOAN FONTCUBERTA. Cultura di polvere, fino al 10 marzo

Palazzo Fortuny ospita a Venezia dal 24 gennaio 2024 JOAN FONTCUBERTA. Cultura di polvere una mostra che nasce da una collaborazione tra la Fondazione Musei Civici di Venezia MUVE e l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione ICCD di Roma, che ha promosso l’evento.
Vengono presentate dodici light box realizzate da Joan Fontcuberta: esito del dialogo dell’artista catalano con le straordinarie collezioni storiche dell’ICCD.
Nato a Barcellona nel 1955 Joan Fontcuberta è un fotografo, docente, saggista, curatore e scrittore, fondatore e caporedattore della rivista “Photovision”.
È autore di testi critici sulla fotografia, di cui esplora e manipola i confini tra reale e illusorio, verità e finzione. Interprete della fotografia contemporanea, premiato a livello internazionale.
La mostra a Palazzo Fortuny rievoca non solo la comune nazionalità tra l’artista e il “padrone di casa” ma, soprattutto, il profondo legame di questo luogo con la fotografia, dalle sperimentazioni di Mariano Fortuny y Madrazo al suo ricchissimo archivio qui custodito, poi centro d’avanguardia della fotografia negli anni Settanta e Ottanta.
Storica è stata infatti a Palazzo Fortuny la mostra Venezia ’79. La Fotografia, nata dalla collaborazione tra International Center of Photography di New York, UNESCO e comune di Venezia.
Un evento mediatico senza eguali, unico in Europa per genere e dimensioni, con venticinque mostre in città, seminari, conferenze, laboratori e workshop, che aveva come centro dell’attività formativa Palazzo Fortuny.
A quell’appuntamento epocale prese parte anche Joan Fontcuberta che, appena ventiquattrenne, è stato tra i protagonisti della mostra Fotografia europea contemporanea ai Magazzini del Sale.
L’esposizione al Museo Fortuny riporta così l’eco di un sentimento che si aggiunge al lavoro dell’artista come uno strato di storia e di memoria.
I contenuti della mostra nascono da un progetto che Joan Fontcuberta ha realizzato a Roma per conto dell’ICCD. Nell’ambito del programma ICCD Artisti in residenza operando su alcune lastre fotografiche del fondo Chigi dell’ICCD stesso.
Attraverso un procedimento di tipo surrealista che consiste nel prelievo/appropriazione di elementi già dati – in questo caso un frammento della lastra – Fontcuberta ha compiuto il suo atto creativo, restituendo immagini quasi astratte eppure reali.
Paesaggi poco plausibili, assolutamente non manipolati, che appaiono nel display delle light box emergono dai materiali su cui ha lavorato l’artista.
Il risultato sono immagini che, se da un lato perdono memoria, dall’altro acquisiscono nuova fisionomia attraverso i tanti segni che il passare del tempo vi ha lasciato: graffi, lacune e, talvolta, batteri e funghi proliferati grazie all’ambiente chimicamente accogliente dell’emulsione di gelatina ai sali d’argento.
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