Tra le più apprezzate fotomodelle di Vogue e Vanity Fair Lee Miller è stata anche fotografa di eccelsa bravura e corrispondente di guerra
La Palazzina di caccia Stupinigi di Nichelino nel torinese ospita la mostra fotografica Lee Miller – Photographer & Surrealist
A tre anni di distanza dall’esposizione dedicata a Vivian Maier, le antiche cucine della Palazzina di Caccia di Stupinigi ospitano fino al 7 gennaio 2024 una mostra dedicata alla vita e all’opera di un’altra grande fotografa del Novecento.
Lee Miller (1907-1977) è una delle figure più affascinanti e misteriose di questa epoca.
Lee Miller ha occupato, negli ambiti che ha attraversato, posizioni per così dire opposte: tanto da essere allo stesso tempo protagonista di primo piano e personaggio defilato del suo tempo, esaltata e allo stesso tempo celata da chi lavorava con lei, modella e fotografa.
È tra le più famose ed apprezzate fotomodelle, la sua bellezza non passa inosservata, fotografata da Edward Steichen, il più noto ritrattista del tempo e fotografo capo di «Vogue» e «Vanity Fair».
Nel 1929 si trasferisce in Europa: a Roma e Firenze studia l’arte e la sua storia, a Parigi frequenta il mondo della moda e degli artisti; è fotografata e fotografa lei stessa.
Ha un proprio studio, partecipa a mostre, posa come fotomodella per Man Ray e ben presto diventa la sua musa, la sua assistente, la sua amante.
Diventa corrispondente di guerra e fotografa di eccelsa bravura.
Nelle fotografie che la ritraggono a emergere sono gli occhi profondi e lucidi, che molto narrano della sua vita vissuta sempre al massimo grado di intensità, in perenne ricerca di se stessa.
Lee Miller: Photographer & Surrealist, questo è i titolo della mostra, ripercorre la vicenda umana e professionale di Lee Miller ponendo l’attenzione sullo sguardo surrealista della fotografa che, formatosi alla fine degli anni Venti a Parigi, travalica questo breve frangente temporale per diventare tratto peculiare della sua poetica.
Surrealista sono sia il suo modo di osservare che il lessico fotografico da lei utilizzato, caratterizzato dall’uso di metafore, antitesi e paradossi visivi volti a rivelare la bellezza inconsueta della quotidianità.
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