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ToggleArtisti che hanno scelto di risvegliare le coscienze umane di fronte alla sconsiderata follia dei campi di sterminio in mostra per i 50 anni del Museo al Deportato
Palazzo dei Pio di Carpi propone la mostra Il rumore della memoria. Arte e impegno civile per i 50 anni del Museo al Deportato di Carpi

Nel Giorno della Memoria che commemora le vittime dell’Olocausto, il 27 gennaio i Musei di Palazzo Pio di Carpi hanno inaugurato la mostra Il rumore della memoria. Arte e impegno civile per i 50 anni del Museo al Deportato di Carpi.
Inaugurato nel 1973, il Museo Monumento al Deportato è una struttura unica nel suo genere, frutto dell’impegno civile di artisti che furono anche testimoni degli avvenimenti che rappresentavano.
La mostra presenta autori che, con i loro lavori, “hanno scelto di risvegliare le coscienze umane di fronte alla sconsiderata follia dei campi di sterminio“.
L’iniziativa intende riportare all’attenzione collettiva, in una data fortemente simbolica, la tragica storia della segregazione razziale in Italia, di cui Carpi è stata testimone.
A pochi chilometri dal centro cittadino infatti, in località Fossoli, sorgeva il campo di concentramento per ebrei, voluto dalla Repubblica Sociale Italiana, successivamente trasformato in campo poliziesco e di transito, utilizzato dalle SS come anticamera dei lager nazisti.
La mostra propone una selezione di 71 opere, tra dipinti, sculture e grafiche, proveniente da raccolte pubbliche e private, di autori quali Pablo Picasso, con le incisioni Sogno e menzogna di Franco I e II (1937) e volto di donna (anni sessanta), Julio Gonzales con il disegno Studio di figura che grida (1941), Corrado Caglicon la serie di disegni Buchenwald (1945) e con l’imponente scultura Figura d’uomo (fine anni ’40), Emilio Vedova con il dipinto Incendio del villaggio (1945), Giacomo Manzù con il bassorilievo Cristo con generale del 1947, Sandro Cherchi con la terracotta Figura del 1948, Franco Garelli con il dipinto L’impiccato del 1944, di Mirko Basaldella con il mosaico Furore del 1944, Ernesto Treccani con il dipinto La collina del 1943, Tono Zancanaro con una china della serie “Peragibba” del 1943, Ennio Morlotti con l’olio Estate 1946.
La mostra si chiude con opere degli anni sessanta di Carlo Carrà, di Georges Braque, accomunate dal tema della colomba, simbolo di grande forza per la conquista di un mondo libero e pacificato.
L’esposizione propone inoltre i bozzetti originali di Renato Guttuso e Corrado Cagli che, con Alberto Longoni, Picasso e Léger, hanno realizzato alcune delle pareti all’interno delle tredici sale del museo.
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