Artista vivace e portato alla costituzione di gruppi che uniscono artisti attorno a medesimi obiettivi Achille Funi è stato un pittore moderno votato alla classicità e figura di rilievo nell’arte italiana del Novecento
ACHILLE FUNI Un maestro del Novecento tra storia e mito – Mostra Ferrara
FERRARA – Palazzo dei Diamanti Corso Ercole I d’Este 21
Dal 28/10/2023 al 25/02/2024
Fondazione Ferrara Arte e Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara presentano ACHILLE FUNI. Un maestro del Novecento tra storia e mito, mostra che sarà aperta a Palazzo dei Diamanti il 28 ottobre 2023 a cura di Nicoletta Colombo, Serena Redaelli e Chiara Vorrasi.
La mostra intende celebrare un artista ferrarese considerato uno dei grandi maestri della pittura italiana del Novecento.
Achille Funi (Ferrara, 1890 – Appiano Gentile, 1972) è stato infatti uno dei più importanti e sensibili interpreti della temperie artistica della prima metà del Novecento: dalle ricerche futuriste all’attenzione per le poetiche del Realismo magico, dal dialogo con le poetiche della Nuova Oggettività al recupero della tradizione italiana del Rinascimento e delle forme classiche dell’arte.
Achille Funi, il cui vero nome era Virgilio Socrate Funi, aveva appreso i primi elementi del disegno, di figura plastica e della decorazione alla scuola municipale d’arte «Dosso Dossi» di Ferrara, cui seguirono gli insegnamenti privati di Nicola Laurenti.
Trasferitosi a Milano, a sedici anni, perfeziona la sua educazione artistica presso l’Accademia di Brera, seguendo le lezioni di C. Tallone e dove conosce Carrà e Boccioni, entrando in contatto con il movimento futurista.
Nel decennio successivo, Achille Funi partecipa attivamente alla vivace evoluzione della pittura, è firmatario e fondatore del gruppo d’avanguardia milanese “Nuove Tendenze“ con Chiattone e Sant’Elia, poi nel 1920 firma, insieme a Dudreville, Russolo e Sironi, il Manifesto “Contro tutti i ritorni in pittura“.
Abbandona quindi il Futurismo e nel 1923 è tra i fondatori del «Novecento» esponendo le sue opere con Garbari, Sironi e Martini alla mostra dei “Dissidenti” di Ca’ Pesaro a Venezia.
Novecento riproponeva la continuità con il classicismo in chiave moderna con la riproposizione di temi classici quali il ritratto, la natura morta ed il paesaggio.
Artista vivace e portato alla costituzione di gruppi che uniscono artisti attorno a medesimi obiettivi fonda il “Gruppo dei Sette Pittori del Novecento” con Bucci, Dudreville, Malerba, Marussig, Oppi, Sironi, e con questi, nel 1922, espone alla “Bottega di Poesia”.
Si fa conoscere e nel 1924 partecipa alla Biennale di Venezia, che diventa in seguito vetrina dell’evoluzione della sua arte, tanto che nel 1932 la Biennale gli dedica un’intera sala.
Negli anni Trenta si interessa di affresco e pittura monumentale e nel 1933 insieme a Campigli e Carrà, sottoscrive il “Manifesto della pittura murale“.
Nel ’39 è nominato insegnante di affresco a Brera, poi nel ’45 anche alla Carrara di Bergamo divenendo in seguito direttore delle due importanti scuole.
Riprende quindi alla soglia dei settant’anni e fino alla morte la pittura al cavalletto, dipingendo soprattutto paesaggi e riprendendo motivi pompeiani e raffaelleschi, alternandola ai lavori di affresco.
Nella mostra di Ferrara oltre cento opere di grande importanza storica illustrano il percorso evolutivo di un pittore moderno, votato però alla classicità, che attraverso la continua ricerca seppe conquistare un posto di primo piano nel panorama della pittura italiana ed europea del XX secolo.