Una mostra che affronta temi di scottante attualità, l’ecologia, l’ecosostenibilità, il riciclo e il riutilizzo, che toccano la nostra quotidianità in modo sempre più stringente
Fondazione Dino Zoli di Forlì ospita la mostra UTOPICHE SEDUZIONI. Dai nuovi materiali alla Recycled Art, fino al 24 marzo
La Fondazione Dino Zoli Arte Contemporanea è un progetto di promozione della cultura italiana in Italia e nel mondo.
La Fondazione è il motore culturale delle attività imprenditoriali che fanno capo al Gruppo Dino Zoli.
Nel suo spazio espositivo ospita un’importante collezione di opere moderne e contemporanee offrendo al pubblico anche stimolanti mostre temporanee.
Fino al 24 marzo è aperta la mostra Utopiche Seduzioni. Dai nuovi materiali alla Recycled Art. Da Piero Manzoni alle ultime generazioni a cura di Nadia Stefanel e Matteo Galbiati.
Una mostra che affronta temi di scottante attualità, l’ecologia, l’ecosostenibilità, il riciclo e il riutilizzo, che toccano la nostra quotidianità in modo sempre più stringente
Benché non possa dirsi completamente esaustiva –nella scelta di autori e opere– rispetto alla complessità delle tematiche sollevate, la mostra vuol essere tuttavia un suggerimento, un pensiero condiviso e da condividere, una pausa capace di attivare stimoli per andare oltre ogni posizione di stretta ideologia politica, sociale ed etica.
La scelta dei curatori si snoda tra autori storicizzati, con carriera avviata e giovani nuove proposte in un percorso di lettura che non è temporale e cronologico, ma dialogico.
Il percorso è stato pensato e voluto proprio per favorire il continuo relazionarsi delle immagini in contaminazione esperienziale tra loro e con lo sguardo dell’osservatore, affinché sia un processo utile per dettare i contorni di una testimonianza che, se possibile, possa passare dagli autori al pubblico aprendo quelle diverse logiche di pensiero.
Dal Secondo Dopoguerra sino al giorno d’oggi, molti sono gli autori che si riconoscono nell’uso dei materiali che dalla quotidianità si prelevano per poi realizzare le nuove opere.
Le nuove materie spezzano – già agli inizi del XX secolo, e dopo gli anni ‘50 – gli equilibri accademici introducendo la disponibilità di sostanze mai utilizzate prima e che ora tutte trovano una validità espressiva nelle diverse ricerche.
Plastica, legno, vetro, stoffe, metallo, pietra, resine, terra, cemento, pietra, ghiaccio, acqua, … favoriscono l’indagine di personalità creative estremamente variegate, ma tutte impegnate a considerare il valore della bellezza – perché ogni opera resta “bella” nel suo statuto significante – quale strumento potente che ci aiuta a capire, senza separazioni e divisioni, gerarchie e compromessi, come le cose sono state, come sono e come potranno essere.
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