Michele Spanghero è considerato tra i migliori artisti della sua generazione nell’ambito delle ricerche sulla sound art
MICHELE SPANGHERO. Tracks/Tracce – Mostra Venezia
VENEZIA – Palazzetto Tito Dorsoduro 203/h
Dal 29/10 al 10/12/2023
La Fondazione Bevilacqua la Masa, in collaborazione con la Galleria Alberta Pane di Venezia e Parigi, presenta nella sua sede espositiva del Palazzetto Tito la mostra MICHELE SPANGHERO. Tracks a cura di Stefano Coletto.
Nato a Gorizia nel 1979 Michele Spanghero è considerato tra i migliori artisti della sua generazione nell’ambito delle ricerche sulla sound art.
L’artista presenta a Venezia la sua prima vera mostra antologica rappresentativa di un’attività artistica che spazia tra il campo delle arti visive e sonore.
Nel piccolo e prezioso spazio espositivo del Palazzetto veneziano si alternano opere appartenenti a periodi diversi, realizzate in quasi vent’anni di ricerca, accostando l’analitica riflessione sull’architettura degli spazi espositivi, la meticolosa ricerca progettuale attorno alla materializzazione del linguaggio sonoro e, nell’installazione, la combinazione di sculture, audio, proiezione video e fotografia.
Le relazioni create dall’allestimento della mostra nelle rispettive stanze avvicinano il pubblico ai complessi temi che caratterizzano da sempre la ricerca dell’artista.
Il grande salone d’ingresso, oltre ad un’ampia raccolta di disegni e progetti, si caratterizza per gli oggetti muti, modelli in scala di opere più grandi, che interrogano il silenzio, nella loro enigmatica presenza, introdotti dal lavoro What You See Ain’t What You Get, esposto in una Collettiva, proprio alla Bevilacqua nel 2011.
In questa opera gli speakers emettono frequenze infrasoniche che, tra le altre cose, si avvicinano alla frequenza delle onde alfa del cervello, che si vedono nelle vibrazioni della membrana dell’altoparlante, ma non si sentono.
“Il progetto espositivo Tracks/tracce disegna un approccio alla produzione di Michele Spanghero a più livelli.
La suggestione modernista e minimalista, in cui il vuoto produce senso lì dove la forma si offre come pura ed essenziale, si combina col fatto che ogni vuoto, ogni superficie concava è cassa di risonanza e quindi potenziale strumento musicale.
Si ripensa quindi a John Cage per cui “il silenzio non esiste” ed ogni assenza di suono o musica è sempre ascolto di qualcosa d’altro, fino al sistema nervoso, al battito del cuore, al respiro.
Per questo ascoltare è sempre qualcosa in più di sentire. (Andrè Schaeffner)”.
C’è nella mostra una profonda riflessione sul valore e il senso del silenzio, quel silenzio che per il compositore Claudio Ambrosini è come il materiale solido per uno scultore.
Tracks intende rappresentare la condizione che l’assenza di suono in uno spazio vuoto determinato è solo apparente; quel luogo possiede una voce specifica, quantificabile in misurazioni, onde, filtri, trasportabile e ricollocabile; il suono è solido, crea volume, riempie immaterialmente lo spazio vuoto, come un fluido, inafferrabile e sempre variabile.