Pitture di pietra di Domenico Bianchi in galleria a Milano

Galleria Christian Stein di Milano propone la mostra di opere inedite di Domenico Bianchi, aperta fino al 18 maggio

La Galleria Christian Stein, specializzata in arte contemporanea, è stata fondata a Torino nel 1966 da Margherita Stein (alias Christian Stein). Gianfranco Benedetti la affiancherà a partire dal 1971, occupandosi successivamente anche dell’attività delle sedi aperte a Milano a partire dal 1985.

Negli oltre cinquant’anni di attività la galleria ha sostenuto gli artisti supportandoli nell’organizzazione delle grandi mostre internazionali che hanno contribuito a consacrare l’Arte Povera, i cui protagonisti sono stati presenti nei programmi espositivi della galleria.

Hanno esposto infatti nel tempo Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Piero Gilardi, Jannis Kounellis, Francesco Lo Savio, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Gilberto Zorio.

Dal 28 febbraio 2024 sono proposte in galleria opere recenti di Domenico Bianchi.

Nato ad Anagni nel 1955 Domenico Bianchi si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma ed esordisce nel 1977 con una prima personale per Ugo Ferranti al Fine Arts Building di New York.

Autore di un lavoro astratto in cui il rapporto tra figura e sfondo risulta preminente nella ricerca di un equilibrio calibrato tra forma e colore, Bianchi dà vita a una pittura fatta di elementi minimi, segni intagliati o graffiati su materiali disparati, scelti soprattutto per il loro cromatismo e per la loro naturale luminosità.

 Nella su ricerca Domenico Bianchi ha utilizzato cera, metalli preziosi, fibra di vetro, legni lucidati che lo portano ad approfondire lo studio dello spazio e della luce e a convincersi dell’importanza di arricchire la propria opera con la forza di valori essenziali e puri, che solo la semplicità di materiali grezzi può trasmettere.

Alla Galleria Christan Stein Bianchi presenta ora una serie di otto opere realizzate negli ultimi due anni.

Non più lavori in cera o su base lignea, ma lastre di marmo, di diaspro, onice e malachite realizzate a commesso con l’aggiunta di altri materiali lapidei rari e preziosi: lapis, lumachella, sodalite, un campionario di pietre dure che varia per brillantezza e sfumatura delle venature, durezza e porosità, densità, grana, colore e opacità.

L’utilizzo di pietre dure ha alle spalle una storia millenaria, sono state utilizzate in scultura, perfino per la ritrattistica, così come in architettura, per decorazioni di pavimenti e pareti in ambienti pubblici e privati sontuosi, e nelle arti minori, per raffinati vasellami e nella glittica.

L’opus sectile, di cui da notizie già Plinio il Vecchio nei suoi trattati è una delle tecniche più raffinate e costose di decorazione in pietre dure, sia per la rarità dei materiali utilizzati che per la complicata tecnica di produzione.

La pietra va, infatti, sezionata in fogli sottili e sagomati per arrivare a creare effetti cromatici e composizioni di elementi figurativi e naturalistici sempre più raffinati, come fiori e animali, ma anche scene di caccia, assieme a dettagli simbolici, perfino astratti, cercando un gioco di contrapposizione tra figure riconoscibili e parti informi, fino ad arrivare a una vera e propria “pittura in pietra” come l’ebbe a definire Giorgio Vasari nel Cinquecento.

La mostra ha una sua particolare dimensione internazionale per la varietà di origine delle pietre usate che provengono da luoghi più disparati, dalla Sicilia al Brasile, dalla Francia alla Namibia, dalla Turchia all’Afghanistan, dalla Toscana allo Zaire, tante sono infatti le origini delle pietre usate da Domenico Bianchi nelle sue opere.