Una grande mostra sull’artista e intellettuale milanese che è stato interprete e principale sostenitore del Divisionismo in Italia.
Vittore Grubicy. Un intellettuale-artista e la sua eredità. Aperture internazionali tra divisionismo e simbolismo
Dall’ 8 aprile 2022 il Museo della Città di Livorno presenta una grande mostra dedicata a Vittore Grubicy, intellettuale che fu un singolare artista oltre che gallerista e scopritore di talenti, che molto contribuì all’affermazione del Divisionismo in Italia.
Appartenente a una famiglia aristocratica magiaro-lombarda aperta agli stimoli culturali del suo tempo, Vittore Grubicy, nato a Milano nel 1851, ebbe una formazione umanistica.
Dal 1870 si dedicò al commercio di opere d’arte compiendo periodici soggiorni a Londra, Parigi e Anversa e gestendo, con il fratello Alberto, una galleria d’arte che divenne presto sostenitrice di artisti giovani e poco conosciuti.
La mostra, dal titolo Vittore Grubicy. Un intellettuale-artista e la sua eredità. Aperture internazionali tra divisionismo e simbolismo, segue più fili paralleli di racconto.
Viene analizzato l’uomo con le sue passioni, le sue scelte di vita, gli ambienti italiani e internazionali che ebbe a frequentare – mai passivamente – e l’arte del suo tempo, che seppe precorrere, guidare, promuovere e poi lui stesso interpretare.
Egli seppe guardare al nuovo in arrivo cogliendone le opportunità offerte dai progressi delle tecniche di riproduzione, perfette per creare un nuovo mercato o allargarlo.
Il tutto in anni in cui si transitava dalla scapigliatura, al divisionismo giungendo sino agli esordi del futurismo come puntualmente, e con ricchezza di testimonianze, la mostra livornese documenta.
In questo ambiente Vittore imboccò la strada di critico e promotore, curando le prime retrospettive di Tranquillo Cremona e Daniele Ranzoni, sostenendo ed ospitando nella propria dimora Giovanni Segantini ai suoi esordi che spinge ad approfondire la conoscenza di Millet e del naturalismo francese, ma occupandosi anche del giovane Angelo Morbelli, di Achille Tominetti e di Serafino Macchiati.
Intuendo le potenzialità internazionali dell’arte italiana, propone all’Expo di Londra del 1888 la memorabile “Italian Exhibition”.
L’amore per ogni forma di espressione artistica si tradusse in lui nella pratica diretta del disegno e della pittura, trovando una specifica collocazione nell’alveo del divisionismo e del simbolismo internazionale.