ECONOMIA E SOCIETÀ

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Riccardo Dalla Torre

Direttore e ricercatore presso Fondazione Think Tank Nord Est

21 Novembre 2022

L’INVERNO DEMOGRAFICO DELL’ITALIA: IL CALO DELLA POPOLAZIONE COLPISCE DI PIÙ I PICCOLI COMUNI

Nell’ultimo decennio si registra una flessione generale della popolazione, ma nei Comuni con meno di 3.000 abitanti la diminuzione è molto più significativa. Per la Fondazione Think Tank Nord Est vanno promosse le fusioni tra Municipi

L’INVERNO DEMOGRAFICO DELL’ITALIA: IL CALO DELLA POPOLAZIONE COLPISCE DI PIÙ I PICCOLI COMUNI

 

 

 

Comunicato stampa 21 novembre 2022

Piccoli e grandi Comuni d’Italia siederanno fianco a fianco all’Assemblea Nazionale Anci in programma in questi giorni a Bergamo. Eppure, dal 2012 ad oggi, secondo l’analisi della Fondazione Think Tank Nord Est, che ha suddiviso i Comuni in classi sulla base del numero di abitanti, i 7.904 Municipi del Paese hanno mostrato tendenze demografiche differenti.

Negli ultimi dieci anni si registra un calo generale della popolazione: in media tutti gli Enti locali mostrano trend negativi, ma con differenze anche significative a seconda delle dimensioni.

Infatti, sono soprattutto i Municipi con meno di 3.000 abitanti ad evidenziare una forte diminuzione dei residenti: più in generale, la performance peggiora man mano che diminuisce la dimensione demografica.

Nel dettaglio, i micro Comuni con meno di 500 abitanti hanno perso in media l’11,6% della popolazione.

Quelli con un numero di residenti compreso tra 500 e 1.000 hanno segnato un calo del 9%.

I Municipi con una popolazione tra 1.000 e 3.000 cittadini evidenziano una flessione del 7%.

Gli Enti locali con un totale di abitanti compreso tra 3.000 e 5.000 mostrano una diminuzione del 3,8%, mentre quelli con un numero di residenti compreso tra 5.000 e 10.000 sono in calo del 2,1%.

Bisogna quindi arrivare ai Comuni con più di 10 mila abitanti per osservare l’andamento relativamente migliore: infatti si registra una sostanziale invarianza (-0,6%) tra 10.000 e 20.000 residenti, mentre nelle realtà urbane con più di 20.000 cittadini la diminuzione è dell’1%.

L’inverno demografico colpisce quindi soprattutto i Comuni più piccoli: un problema non da poco per il nostro Paese, in quanto gli Enti con meno di 3.000 abitanti sono 4.454, pari al 56,4% del totale. In queste aree, tuttavia, risiede solo il 9,4% del totale dei residenti in Italia.

Il calo della popolazione sta quindi svuotando interi territori, dove di conseguenza è sempre più difficile garantire i servizi ai pochi cittadini rimasti, a causa proprio della mancanza di un bacino demografico minimo.

La flessione del numero degli abitanti, secondo le previsioni, è peraltro destinata ad intensificarsi nei prossimi anni, mettendo quindi a rischio la sostenibilità dei servizi legati all’istruzione e al sociale, ma anche alla cultura e allo sport.

Più in generale, poi, lo spopolamento causa a sua volta la scomparsa delle attività economiche, generando ulteriore isolamento e declino economico, in una spirale di effetti negativi difficile da invertire.

Secondo la Fondazione Think Tank Nord Est, i piccoli Comuni dovrebbero prendere in considerazione l’aggregazione con gli Enti limitrofi, al fine di costruire dal basso, in maniera quasi sartoriale, una nuova realtà in grado di offrire i servizi alla popolazione all’interno di un bacino territoriale più ampio.

Non solo: con gli incentivi statali concessi alle fusioni si possono realizzare investimenti e progetti per migliorare la qualità della vita e la competitività di queste aree, cercando di renderle nuovamente attrattive per le imprese e le persone.

“La fusione è un’opportunità fondamentale per garantire i servizi nelle aree caratterizzate da piccoli Comuni – sostiene Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est – e proprio per questo i processi di aggregazione dovrebbero essere promossi e incentivati ancor di più dal nuovo Governo.

Ai contributi statali dovrebbe però affiancarsi la costruzione di un nuovo assetto istituzionale basato sui servizi ai cittadini e non sugli Enti in quanto tali. La divulgazione delle buone pratiche di fusione dovrebbe avere il giusto spazio anche nell’Assemblea Nazionale Anci.

In particolare nelle aree periferiche del Paese – conclude Ferrarelli – è indispensabile promuovere progetti di area vasta, al fine di rendere sostenibili i servizi locali e salvare il futuro dei piccoli Comuni, che continuerebbero così a vivere nella nuova istituzione con una loro precisa identità.”

 

 

 

Fondazione Think Tank Nord Est

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Di Riccardo Dalla Torre

1 thought on “L’INVERNO DEMOGRAFICO DELL’ITALIA: IL CALO DELLA POPOLAZIONE COLPISCE DI PIÙ I PICCOLI COMUNI

  1. Buongiono, posto che le fusioni tra i comuni possano, almeno in teoria, consentire delle economie di scala e, quindi, un maggior reperimento di risorse o quantomeno una possibile miglior distribuzione delle stesse nei territori interessati, non si può non considerare l’ampiezza di questi territori. Mi sembra, infatti, che il dato mancante alla suesposta analisi grafica (comunque condivisibile: vorrei aggiungere un elemento di analisi, non confutare quella esposta) sia appunto l’estensione territoriale dei piccoli comuni, che è anche un elemento di ricchezza, ma che inevitabilmente rende più difficoltosa proprio la distribuzione dei servizi (se non delle risorse). Accorpare due comuni, per fare un esempio semplice, non permetterà di raddoppiare la presenza di medici di base: in primis perchè mancano proprio le risorse umane (i medici), in secundis perchè, quand’anche si trovassero, dovrebbero “coprire” un territorio molto vasto, con enormi difficoltà e tempistiche non adeguate al servizio richiesto. Lo stesso dicasi per altri servizi quali la protezione civile, i servizi postali eccetera. Credo, insomma, che l’analisi (nelle sedi istituzionali) andrebbe arricchita con considerazioni inerenti al livello di servizi che è necessario fornire alle popolazioni dei piccoli comuni, tenendo conto delle particolarità dei territori su cui si trovano (vastità, altitudine, viabilità, suolo…): se si riuscirà a garantire un elevato – o quantomeno adeguato – livello di servizi accorpando enti locali, ben vengano gli accorpamenti, ma sempre ponendo l’attenzione sulle persone che vivono in e di queste realtà territoriali, una vera ricchezza dell’Italia.

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