STEVEN CRUZ rappresenta la perdita d’identità della comunità di un quartiere di Lisbona, a causa dell’Urbanizzazione
Clervaux- Cité de l’image in Lussemburgo ospita la mostra fotografica STEVEN CRUZ. Angústia silenciosa, fino al 7 settembre 2025
Clervaux – città dell’immagine ha come mission l’organizzazione di mostre incentrate sul mezzo fotografico.
Sono mostre che hanno carattere temporaneo, le quali assumono la forma OUTDOOR di installazioni all’aperto nello spazio pubblico oppure INDOOR in forma tradizionale su spazio coperto.
Molte sono le mostre distribuite in alcuni spazi della città per la stagione 2024/2025 che è intitolata Novum Aspectum e, tra queste, ha aperto al pubblico l’8 ottobre 2024 la mostra Angústia silenciosa, dell’artista di origine portoghese Steven Cruz.
Nato in Lussemburgo nel 1996 Steven Cruz inizia a studiare arti visive al Lycée des Arts et Métiers du Luxembourg, per poi conseguire il diploma in General Design presso lo IADE di Lisbona.
Si è da poco laureato al master presso la Saint-Luc di Bruxelles, specializzato in arti plastiche, visive e spaziali.
Ama la fotografia ed è attratto dal suo paese d’origine.
Angústia silenciosa è infatti un progetto sviluppato nel cuore di Lisbona con occhio al bairro da Curraleira un quartiere ricco di storia ed emozioni che ha perso la sua anima per gli interventi di urbanizzazione e ricostruzione del 2001.
Un tempo luogo di solidarietà, vita sociale e storie condivise, lo sfollamento ha inflitto una ferita profonda, cancellando lo spirito di comunità dei suoi abitanti.
Oggi il “bairro da Curraleira” esiste ancora, ma ha perso la sua voce e la sua vitalità. I residenti lottano per preservare i loro ricordi.
La serie fotografica di Steven Cruz cattura l’attuale precarietà e resilienza di coloro che sognano di riconquistare la comunità perduta.
Angústia silenciosa entra nello spirito di quegli abitanti, facendo eco alle loro sfide e riflettendo le scritte sui muri del quartiere, la fragilità degli edifici, l’anonimato degli abitanti e i segni dell’umidità.
Serve a ricordare in modo toccante la vulnerabilità delle comunità allo sviluppo urbano e l’importanza di preservare la memoria collettiva, anche tra le rovine del passato.