PARADISE di Marco Agostinelli

- DATA INIZIO: 16/09/2023

- DATA FINE: 21/10/2023

- LUOGO: VENEZIA – Fondazione Bevilacqua La Masa

- INDIRIZZO: Palazzetto Tito – Dorsoduro 2826

- TEL: +39 041 5207797

Marco Agostinelli dissemina la sala di possibili indizi del disastro ecologico e antropologico che vuole rappresentare

Paradise di Marco Agostinelli: Mostra a Venezia, Fondazione Bevilacqua La Masa-Palazzetto Tito. Dal 16 settembre al 22 ottobre 2023

 

Paradise di Marco Agostinelli: Mostra a Venezia, Fondazione Bevilacqua La Masa-Palazzetto Tito. Dal 16 settembre al 22 ottobre 2023

 

  • Venezia, Fondazione Bevilacqua La Masa- Palazzetto Tito, Dorsoduro 2826
  • 16 settembre – 22 ottobre 2023

 

La Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, nella sua sede di Palazzetto Tito, ospita dal 16 settembre Paradise, mostra personale di Marco Agostinelli, a cura di Roberta Semeraro.

Agostinelli nasce a Panicale, in Umbria, nel 1961 e dal 2007 vive e lavora a Venezia.

E’ un artista visivo e regista che ha presentato i suoi lavori in luoghi prestigiosi in tutto il mondo ottenendo nel 2000 il premio alla carriera al 18° Festival del Cinema sull’Arte di Montreal.

La mostra Paradise prende in esame vent’anni di lavoro dell’artista prendendo il via dal 2003, quando l’artista si presentò al pubblico alla Rocca Paolina di Perugia, con la mostra monografica Il Fantasma del digitale che gli valse il riconoscimento di antesignano dei linguaggi tecnologici dell’arte.

Dopo esattamente venti anni, Paradise diventa, quindi, un momento di riflessione per comprendere dov’è arrivata la sua arte e dove siamo arrivati noi uomini del nuovo millennio.

Agostinelli dissemina la sala di possibili indizi del disastro ecologico e antropologico che vuole rappresentare.

L’allestimento mette in scena la storia dell’ultimo uomo, quell’eroico fantasma che si era preannunciato come un novello Zarathustra del terzo millennio, mentre invece sembra sempre piu assomigliare ad un Joker dei nostri tempi, vittima della follia che lo induce a distruggere il mondo.

L’ultimo uomo è circondato da oggetti enigmatici che si presentano sotto forme e colori mai visti.

Sono quasi tutti composti da materiali di riciclo, come se fossero reperti archeologici del tempo che stiamo vivendo.

L’atmosfera risente del clima di inquietudine che ci fa riscoprire una romantica bellezza nei luoghi bui e abbandonati.

Nei Notturni Lagunari, l’acqua stagnante dalle tonalità scure, ravvivata dai riflessi dei colori della città, si solidifica in superfici rugose lambite dalla bava schiumosa delle onde.

E’ una scultura che, mimetizzandosi con la pittura, perde peso e volume nel gioco dei vuoti e dei pieni di ingegnosi assemblage.

La mostra è come un’unica grande e complessa installazione che vuol far riflettere su come le più importanti scoperte scientifiche siano diventate dei potenti dispositivi di distruzione.

C’è Diario intimo, una sorta di giudizio universale, dove le anime bianche filiformi sono spennellate qua e là con il blu di Prussia, primo colore sintetico da cui fu estratto il cianuro di idrogeno utilizzato nei forni crematori.

Infine, in mostra a Venezia viene proiettato il video Difesa della natura, che presenta l’esigenza sentita da Agostinelli nel 2015 di lasciare il virtuale per ritornare a fare arte con gli strumenti dell’artigiano.

Da quel momento in poi lavora con i legni di gondola, a contatto stretto con i maestri d’ascia dello Squero di San Trovaso.

Nascono così Birdman and the New Generation, dove attraverso un processo di metapoiesis, Venezia e la laguna assurgono a simboli di resilienza in difesa di un pianeta che si è ammalato.

L’ultimo uomo è figlio di questa nuova generazione arrivata ad un punto di non ritorno e aperta all’ammonizione del giardiniere francese Gilles Clemens che invita l’uomo ad interrompere le peregrinazioni e a coltivare un piccolo orto, fino a farlo diventare un grande giardino il più vicino possibile al Paradiso.

 

BIOGRAFIA MARCO AGOSTINELLI

Marco Agostinelli nasce a Panicale, in Umbria, nel 1961.
Dal 2007 vive e lavora a Venezia.
Artista visivo e regista ha presentato i suoi lavori in luoghi prestigiosi in tutto il mondo.
Nell’anno 2000 riceve il premio alla carriera al 18° Festival del Cinema sull’Arte di Montreal.
Dal 1992 ad oggi ricordiamo alcuni tra i luoghi più importanti che hanno ospitato il suo lavoro:

  • Biennale del Cinema sull’Arte del Centro Pompidou di Parigi;
  • Accademia di Brera, Triennale e Museo della Permanente di Milano;
  • Museo Archeologico di Napoli;
  • FIT Museum e Istituto di Cultura di New York;
  • National Gallery di Washington; Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles;
  • Hunter Museum di Chattanooga; I
  • nternational Sculture Center di Chigago;
  • Università di Princeton;
  • Festival del Cinema di Locarno;
  • Centro Espositivo della Rocca Paolina di Perugia;
  • Museo di Arte Contemporanea di Ascona;
  • Piantagione Paradise di Bolognano;
  • Fortino S. Antonio di Bari;
  • Museo Stauros di Arte Sacra Contemporanea;
  • Museo Villino Boncompagni Ludovisi, Palazzo delle Esposizioni e Museo Crocetti di Roma;
  • Museo dei Bozzetti di Pietrasanta;
  • Palazzo Collicola Arti Visive di Spoleto;
  • Museo di Arte Contemporanea di Caserta;
  • Palazzo Ducale di Genova;
  • Film Festival di Torino;
  • Viper Film Festival di Basilea;
  • Giornate del Cinema Italiano di Sorrento;
  • Fabbrica del Vapore/Invideo di Milano;
  • Biennale Arte e Industria di Labin;
  • Biennale di Venezia, Palazzo Zenobio, Spazio Thetis Arsenale Novissimo, Galleria 925 e Museo Fortuny di Venezia.

Ha collaborato a lungo con i Musei Civici di Venezia per la realizzazione di cortometraggi e spot.

Dal 2001 è Accademico di Merito dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia.

Dal 2020 il suo archivio film, documentari e VideoArte è stato considerato dal Ministero per i Beni Culturali patrimonio di archiviazione nazionale.

Nel 2021 ha vinto il premio Bio&Art al MISFF (Montecatini International Short Film Festival).

Hanno scritto di lui e del suo lavoro nel tempo:
Roberta Semeraro, Lucrezia De Domizio Durini, Barbara Rose, Arianna Di Genova, Luigi Fontanella, Anna Lia Sabelli Fioretti, Veronica Viti, Massimo Duranti, Mimmo Coletti, Paolo Vagheggi, Emilio Tadini, Giorgio Bonsanti, Monica Garbati, Peter Cahill Hobart, Luca Scacchi Gracco, Raffaele Andreassi, Beppe Sebaste, Alik Cavaliere, Roberto Sanesi, Vinicio Coppola, Geoff Sansbury, Furio Colombo, Peter Murray, Pierparide Tedeschi, Giorgio Alberti, Emanuel Pimenta, Massimo Donà, Aldo Roda, Alberto Fiz, Saverio Monno, Antonio d’Avossa, Carlo Chenis, Adriano Di Bonaventura, Gianluca Marziani, Luca Caldironi, Ruggero Maggi, Elia Kilaghbian, Samuel Baghdassarian, Massimo Sgroi, Anthony Molino e Annamaria Orsini.

Mostra Venezia

 

 

Testo integrale della curatrice Roberta Semeraro

L’ultimo uomo, una sorta di manichino a mezzo busto sul quale sembra essersi rovesciata una tanica di petrolio, non è solo l’invito alla mostra Paradise, ma indica anche il punto di non ritorno di un lungo cammino cominciato nel secolo scorso.
Marco Agostinelli, umbro d’origine, che aveva mosso i suoi primi passi nell’arte negli anni Ottanta, realizzando più di cento documentari dedicati ai grandi maestri del Novecento, nel 2003 presentò al pubblico, il suo lavoro d’artista nella mostra Il Fantasma del digitale, che gli valse il riconoscimento di antesignano dei linguaggi tecnologici dell’arte.
Dopo esattamente venti anni da questo evento, di cui parlarono molto la critica e la stampa, la rassegna Paradise, ospitata dalla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, città nella quale l’artista attualmente vive e lavora, diventa un momento di riflessione per comprendere dov’è arrivata l’arte di Agostinelli e dove siamo arrivati noi uomini del nuovo millennio.
Partendo dal fiore nero che L’ultimo uomo porge ai visitatori, e dalle nature morte citazioni della storia dell’arte e del primo artista “green” Joseph Beuys, Agostinelli che si è sempre distinto per quel suo particolare metodo di procedere, destrutturando immagini e cose, per poi ricomporle sovrapponendo e stratificando materie e idee, dissemina la sala di richiami che non sono altro che possibili indizi del disastro ecologico e antropologico che vuole rappresentare.
L’allestimento, concepito come se fosse una coreografia teatrale, mette in scena la storia di quell’eroico fantasma o “superuomo” che si era preannunciato come un novello Zarathustra del terzo millennio, mentre invece a distanza di neanche una generazione, sembra piu assomigliare a Joker, il noto personaggio dei fumetti vittima della follia di una società autolesionista che lo induce a distruggere il mondo.
L’ultimo uomo è circondato da oggetti enigmatici che si presentano sotto forme e colori mai visti. Sono quasi tutti composti da materiali di riciclo, provenienti da macchine obsolete, legname di scarto, fili metallici, cartacce e altri piccoli frammenti di futili oggetti che potremmo trovare nelle nostre case, come se fossero reperti archeologici dell’éra che stiamo vivendo.
Così appare il vecchio computer nell’installazione ciyberpunk Televisioncross, prigioniero nel più totale oblio, in quella stessa rete che aveva creduto essere l’esternazione dell’ideale democratico della tecnologia, e che ora invece lo stringe fino alle gambe, nella morsa della globalizzazione.
L’atmosfera in cui è immersa la sala, risente di quel clima di inquietitudine che ci porta a riscoprire una romantica bellezza nei luoghi più bui e abbandonati.
Nei Notturni Lagunari, Agostinelli riscrive i canoni di una nuova pittura bidimensionale, dove l’acqua stagnante dalle tonalità scure, ravvivata dai riflessi dei colori della città, si solidifica in superfici rugose lambite dalla bava bianca e schiumosa delle onde.
La scultura stessa mimetizzandosi con la pittura, perde peso e volume, nel gioco dei vuoti e dei pieni di ingegnosi assemblage che si presentano sotto forme aerodinamiche, come la navicella astrale, o talvolta più statiche da sembrare quasi delle maschere tribali.
La comprensione profonda di questa tragedia che porterà all’estinzione della specie umana, è racchiusa nelle pagine di un libro.
Si tratta di Quando abbiamo smesso di capire il mondo, il libro vincitore del Premio Letterario Galileo per la divulgazione scientifica 2022, nel quale, lo scrittore olandese Benjamin Labatut, raccontando la nascita della scienza moderna, svela come le più importanti scoperte scientifiche siano diventate poi, all’insaputa degli scienziati, dei potenti dispositivi di distruzione di massa. L’artista restituisce l’essenza del libro, in un’opera composta da due sole pagine. Al centro campeggia una mostruosa figura policefala, con i profili taglienti e acuminati dei personaggi che popololano i suoi disegni.

PARADISE di Marco Agostinelli

Questa peccaminosa macchia nera si espande azionando tutt’attorno, un movimento conturbato di segni e pennellate.
E ancora una visione apocalittica ritorna nel Diario intimo, una sorta di giudizio universale, dove le anime bianche filiformi sono assemblate in uno spazio di attesa, spennellato qua e là con il blu di Prussia, primo colore sintetico da cui fu estratto il cianuro di idrogeno, potente pesticida utilizzato anche nei forni crematori.
Anticamente la pittura sanificava i luoghi dopo le pestilenze.
Ed è questo l’effetto che si riceve entrando nella sala, dove tutte le opere sono state indistintamente coperte con uno strato di pittura per essere purificate dall’orrendo crimine commesso contro madre natura.
Le tracce di vernice oro che si scorgono un po’ ovunque, ed in particolare sul busto e sul volto dell’ultimo uomo, sono indizi di una possibile redenzione.
Era stato proprio Beuys ad affermare che ogni uomo è un artista se crea e non distrugge.
Ed è a lui, padre putativo dell’ecosofia di Agostinelli, che è dedicata l’opera video Difesa della Natura realizzata nel 2004 per il museo di Ascona. In questo lavoro sperimentale prende forma La Scultura del pensiero, il ciclo di opere che l’artista realizzò nel decennio successivo e che lo portò a partecipare al Padiglione Italia nella 54 Biennale di Venezia.
Trasformatosi in un alchimista, Agostinelli scioglie alcune immagini delle indimenticabili azioni performative intraprese da Beuys in difesa della natura, insieme ad altre immagini liquefatte provenienti dal suo archivio, ottenendo un materiale vischioso e duttile come l’argilla, con il quale plasma il suo universo creativo.
Preavvertendo la terribile sciagura che si abbatterà sul mondo nel giro di poco tempo, Marco Agostinelli, nel 2015, sente l’esigenza di lasciare il virtuale per ritornare a fare arte con gli strumenti stessi dell’artigiano.
Da quel momento in poi, fino al lockdown, lavora quasi esclusivamente con i legni di gondola, a contatto stretto con i maestri d’ascia dello Squero di San Trovaso.
Da questa eccezionale esperienza, nascono le sculture Birdman and the New Generation, dove attraverso un processo di metapoiesis, Venezia e la laguna assurgono a simboli di resilienza in difesa di un pianeta che si è ammalato.
L’ultimo uomo è figlio di questa nuova generazione arrivata ad un punto di non ritorno.
Ancora una volta Agostinelli elegge un libro come riferimento critico del titolo della sua mostra: nel Manifesto del terzo paesaggio, il giardiniere, paesaggista francese Gilles Clemens, insegnando l’arte del vivere, ammonisce l’uomo ad interrompere le peregrinazioni e a coltivare un piccolo orto, fino a farlo diventare un grande giardino il più vicino possibile al Paradiso (Paradise).

Roberta Semeraro
Puglia, 27 Agosto 2023

ORARI DI APERTURA

  • Martedì > domenica 12.30 – 17.30

INFO

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