La mostra personale di Manuele Cerutti alla Collezione Maramotti racconta l’esperienza personale del pittore di essere padre
Collezione Maramotti di Reggio Emilia ospita la mostra MANUELE CERUTTI Quem genuit adoravit, fino al 28 luglio
La Collezione Maramotti è una collezione di arte contemporanea privata che ha aperto al pubblico nel 2007, nella sede storica della società Max Mara, a Reggio Emilia.
Dal 10 marzo 2024 la Collezione Maramotti presenta Quem genuit adoravit del pittore italiano diplomato all’Accademia Albertina di Torino classe 1976 Manuele Cerutti.
Le sue opere sono state esposte in numerose mostre istituzionali, tra cui al Wilhelm Hack Museum e allo Stadtmuseum Oldenburg in Germania, all’Istituto Italiano di Cultura di Londra e alla GAM di Torino.
Nel 2021 gli è stata assegnata la prestigiosa Rome Fellowship dall’American Academy in Rome, dove ha completato una residenza di un anno.
Nel 2022 le sue opere sono state esposte insieme agli altri artisti in residenza delle Accademie straniere a Roma nella mostra Spazi Aperti presso l’Accademia Rumena.
Nella Pattern Room della Collezione Maramotti, Cerutti presenta un nuovo corpus di dipinti e opere su carta specificamente sviluppato in una dimensione progettuale originale.
Partendo da esperienze autobiografiche semplici quanto intense – la propria paternità e i primi anni di vita del figlio – Cerutti si è focalizzato sulla creazione di un’entità destinata ad assumere, inaspettatamente, sembianze infantili: una creazione inconsapevole, quasi involontaria, che attinge largamente al vissuto vegetativo delle piante e, nella tradizione alchemica, dei minerali.
Per anni l’artista ha infuso forma pittorica e presenza performativa a oggetti comuni – a volte mutili o frammentari, sempre privati della loro funzione primaria – che popolano il suo studio: una vecchia caffettiera, tubi e bastoni ritorti, scarti di plastica, ossi di pollo, sgabelli, palette, secchi e vasi multiformi divengono protagonisti di nature vive in cui i dettagli del quotidiano, attraverso nuove composizioni, si fanno interpreti di un tempo sospeso, originario, a tratti sacrale.
Tema iconografico ricorrente della nuova mostra è un telo per pacciamatura di plastica nera annodato intorno alla gamba dell’attante umano raffigurato nelle opere. Naturale estensione del suo corpo, questo involucro rimanda alla tecnica della margotta, che consente di ottenere nuove piante inducendo la nascita di radici a partire da un punto del fusto o di un ramo della pianta madre.