La sede milanese di Fondazione Prada si trasforma in una pluralità di universi identificati da atmosfere, estetiche e temi specifici con al centro il corpo umano.
USELESS BODIES? ELMGREEN & DRAGSET
Da vent’anni la Fondazione Prada si interroga su quali siano gli intenti e la rilevanza dell’impegno culturale oggi, con una serie di progetti in continua evoluzione.
Ci sono state commissioni “utopiche” a singoli artisti, conferenze di filosofia contemporanea, mostre di ricerca e iniziative in campo cinematografico.
Nella sede permanente della fondazione a Milano, nelle aree del Podium, Galleria Nord, Cisterna e negli spazi esterni, dal 31 marzo è aperta Useless Bodies?, una mostra del duo di artisti Elmgreen & Dragset.
Michael Elmgreen (danese di nascita, nato nel 1961) e Ingar Dragset (norvegese, nato nel 1968) lavorano insieme dal 1995; attualmente vivono tra Londra e Berlino.
Michael di formazione letteraria era scrittore quando conobbe Dragset che studiava teatro.
Fin da subito hanno messo la propria formazione in un lavoro comune indirizzato sull’esplorazione degli aspetti sociali e politici del vivere contemporaneo.
Le loro sculture, installazioni e performances creano situazioni e immagini spiazzanti, allo stesso tempo riconoscibili e aliene.
La percezione del corpo è un tema centrale per Elmgreen & Dragset e attraversa molti aspetti della loro pratica scultorea e performativa.
Nel corso della loro carriera, gli artisti hanno infatti affrontato questioni centrali come la crescita, l’intimità, l’identità, i diversi modi di vivere e di percorrere la dimensione pubblica.
Capaci di innescare nella testa dell’osservatore una reazione intuitiva immediata, i due artisti ridefiniscono il modo in cui l’arte viene esposta e vissuta.
La mostra inaugurata il 31 marzo e concepita per quattro spazi espositivi e il cortile della sede milanese della Fondazione, copre uno spazio complessivo di oltre 3.000 m2, ed esplora la condizione del corpo nell’era post-industriale, in cui la nostra presenza fisica sembra avere perso la sua centralità tanto da risultare ormai superflua.
Questo mutamento ha un impatto su ogni aspetto della nostra vita: dalle condizioni di lavoro alla salute fino alle relazioni interpersonali e al modo in cui registriamo le informazioni.
Il progetto affronta anche le modalità con cui gli individui si adattano fisicamente a un mondo sempre più dominato da un immaginario bidimensionale, in particolare in riferimento dell’attuale pandemia.