Con una raffinata e originale tecnica pittorica l’artista londinese di origine indiana Raqib Shaw, prende in prestito composizioni da dipinti di antichi maestri e li trasforma.
RAQIB SHAW Palazzo della Memoria
Nelle sale Dom Pérignon della Galleria internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro a Venezia dal 22 aprile, in concomitanza con la Biennale Arte, si apre la mostra Raqib Shaw. Palazzo della Memoria, esposizione di opere dell’artista nato a Calcutta nel 1974 e residente a Londra.
L’esposizione rientra nel programma MUVE contemporaneo, avviato dalla Fondazione dei Musei della città di Venezia, per concorrere alla centralità internazionale di Venezia quale vetrina delle più recenti ricerche nell’arte che si sviluppa con le esposizioni internazionali d’arte della Biennale.
Le opere di Raqib Shaw si collocano in un progetto site specific nelle sale di Ca’ Pesaro con luminosi richiami alla tradizione pittorica italiana e veneziana.
Shaw ha escogitato un metodo unico per creare le sue opere, in cui lo smalto e le vernici metalliche industriali vengono manipolate con una penna d’istrice per creare dettagli nitidi e ricche trame superficiali di rocce, corallo, fogliame, piume e fiori.
Nel suo lavoro Raqib guarda alla storia dell’arte internazionale e prende in prestito composizioni da dipinti di antichi maestri del XV, XVI e XVII secolo, tra cui opere di Tintoretto, Giorgione, Antonello da Messina, Carlo Crivelli, Marcello Venusti, Jan Gossaert, Hendrick van Steenwyck il Giovane e altri.
Rendendo la loro architettura classica con dettagli accurati, Shaw trasforma le scene religiose degli originali introducendo elementi del suo studio Peckham, il paesaggio della sua casa d’infanzia in Kashmir, l’iconografia indù e l’architettura giapponese.