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Intervista a Eugenio Finardi

Cantante, autore, chitarrista e pianista Eugenio Finardi è nato a Milano il 16/07/1952  (la madre cantante lirica americana, il padre tecnico del suono). Fin da bambino mostra uno spiccato talento per la musica e nel1972 firma il suo primo contratto discografico con la casa discografica fondata da Battisti e Mogol, Numero Uno. Nel 1973 pubblica un 45 giri con due brani in inglese “Hard Rock Honey” & “Spasey Stacey”. Nel 1975 il suo primo album, “Non gettare alcun oggetto dai finestrini”. Con l’uscita del disco iniziano anche le tournèe: la prima come supporto di Fabrizio De Andrè, che per la prima volta si impegna in un lungo tour italiano, la seconda, assieme a Lucio Fabbri, come supporto alla PFM. Che Finardi fosse un “cantautore” piuttosto particolare e personale viene confermato l’anno seguente con la pubblicazione di “Sugo”, l’album che lo porta al successo, soprattutto in virtù di una canzone, “Musica ribelle”, che ben esprimeva la sua passione per un rock combattivo e impegnato . Nel 1977 esce “Diesel”, un vero capolavoro di rock forte e impegnato che fotografa una realtà tutta italiana in canzoni semplici e dirette e  appassionate. Il 1978 è un anno di cambiamenti, il più importante dei quali è la collaborazione con il gruppo Crisalide, (Cerri, Spina, Vitolo, Ninzatti) che contribuiscono in maniera determinante alla realizzazione dell’album “Blitz” che contiene l’indimenticabile “Extraterrestre” e del seguente “Roccando Rollando” del 1979.  Nel 1982 diventa padre e anche questo avvenimento, in qualche modo, influenza le canzoni dell’album “Dal Blu”, del 1983, un album dolce e intimo che mette completamente a fuoco l’altra anima della musica del cantautore milanese: non solo rocker d’assalto, ma anche raffinato autore di ballate personalissime come “Le ragazze di Osaka” e “Amore Diverso”.
Tra gli anni 90 e la fine del millennio scorso il cantautore si muove tra Roma e New York impegnandosi in musica alternativa
Ho avuto l’occasione d’intervistarlo lo scorso settembre a Taurianova dopo un suo concerto.

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Intervista a Eugenio Finardi

Cantante, autore, chitarrista e pianista Eugenio Finardi è nato a Milano il 16/07/1952  (la madre cantante lirica americana, il padre tecnico del suono). Fin da bambino mostra uno spiccato talento per la musica e nel1972 firma il suo primo contratto discografico con la casa discografica fondata da Battisti e Mogol, Numero Uno. Nel 1973 pubblica un 45 giri con due brani in inglese “Hard Rock Honey” & “Spasey Stacey”. Nel 1975 il suo primo album, “Non gettare alcun oggetto dai finestrini”. Con l’uscita del disco iniziano anche le tournèe: la prima come supporto di Fabrizio De Andrè, che per la prima volta si impegna in un lungo tour italiano, la seconda, assieme a Lucio Fabbri, come supporto alla PFM. Che Finardi fosse un “cantautore” piuttosto particolare e personale viene confermato l’anno seguente con la pubblicazione di “Sugo”, l’album che lo porta al successo, soprattutto in virtù di una canzone, “Musica ribelle”, che ben esprimeva la sua passione per un rock combattivo e impegnato . Nel 1977 esce “Diesel”, un vero capolavoro di rock forte e impegnato che fotografa una realtà tutta italiana in canzoni semplici e dirette e  appassionate. Il 1978 è un anno di cambiamenti, il più importante dei quali è la collaborazione con il gruppo Crisalide, (Cerri, Spina, Vitolo, Ninzatti) che contribuiscono in maniera determinante alla realizzazione dell’album “Blitz” che contiene l’indimenticabile “Extraterrestre” e del seguente “Roccando Rollando” del 1979.  Nel 1982 diventa padre e anche questo avvenimento, in qualche modo, influenza le canzoni dell’album “Dal Blu”, del 1983, un album dolce e intimo che mette completamente a fuoco l’altra anima della musica del cantautore milanese: non solo rocker d’assalto, ma anche raffinato autore di ballate personalissime come “Le ragazze di Osaka” e “Amore Diverso”.
Tra gli anni 90 e la fine del millennio scorso il cantautore si muove tra Roma e New York impegnandosi in musica alternativa
Ho avuto l’occasione d’intervistarlo lo scorso settembre a Taurianova dopo un suo concerto.

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Terranova Sappo Minulio

I capolavori nascosti di Terranova Sappo Minulio:i coperchi sepolcrali della Chiesa di Santa Maria Santissima Assunta

TERRANOVA SAPPO MINULIO – E’ un piccolo comune di 535 abitanti della provincia di Reggio Calabria.Situata alla sinistra del torrente Marro,si trova tra Taurianova e Varapodio. Fondata durante il periodo Svevo,più precisamente durante il regno di Manfredi l’ultimo esponente d’una prestigiosa dinastia imperiale,vanta un’antica storia che rivive attraverso le testimonianze culturali e monumentali. Passeggiando per le vie del paese,ci appare la maestosa facciata della Chiesa di Santa Maria Santissima Assunta costruita a cavallo degli anni novanta del XVIII sec. dopo la distruzione della cittadina in seguita al terremoto del 1783.

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Terranova Sappo Minulio

I capolavori nascosti di Terranova Sappo Minulio:i coperchi sepolcrali della Chiesa di Santa Maria Santissima Assunta

TERRANOVA SAPPO MINULIO – E’ un piccolo comune di 535 abitanti della provincia di Reggio Calabria.Situata alla sinistra del torrente Marro,si trova tra Taurianova e Varapodio. Fondata durante il periodo Svevo,più precisamente durante il regno di Manfredi l’ultimo esponente d’una prestigiosa dinastia imperiale,vanta un’antica storia che rivive attraverso le testimonianze culturali e monumentali. Passeggiando per le vie del paese,ci appare la maestosa facciata della Chiesa di Santa Maria Santissima Assunta costruita a cavallo degli anni novanta del XVIII sec. dopo la distruzione della cittadina in seguita al terremoto del 1783.

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I portali in pietra delle “case palaziate” a Terranova Sappo Minulio

Passeggiando per Terranova S.M. si possono ammirare alcuni palazzi nobiliari come Palazzo Pigneti e Palazzo Zito che a partire dai primi anni dell’800,furono fatti costruire dalle famiglie più in vista della zona,in conseguenza del terremoto del 1783 che rase quasi al suolo l’antica Terranova. Dell’intero patrimonio edilizio rimase ben poco. I danni materiali raggiunsero la stima di 500.000 ducati,ponendo Terranova al quinto posto dopo Reggio,Polistena,Cittanova e Bagnara. Dopo il terremoto,nel 1785 fu redatta da Pietro Galdo una pianta topografica che nel 1788 fu sostituita da Galdo De Cosiron con la costruzione delle case palaziate. Queste case dette  palaziate, per distinguerle dal palazzo del feudatario del luogo,solitamente erano occupate dall’economo o esecutore del feudatario quando questi aveva la sua residenza principale in una cittadina differente. La particolarità di queste abitazioni è rappresentata dall’ingresso adorno da interessanti portali di pietra frutto delle maestranze locali le cui botteghe sono rimaste quasi sempre anonime. Anticamente, quando non esistevano materiali adatti a sopportare tensioni di trazione, i portali venivano costruiti ad arco in pietra o in mattoni composti in conci. I

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I portali in pietra delle “case palaziate” a Terranova Sappo Minulio

Passeggiando per Terranova S.M. si possono ammirare alcuni palazzi nobiliari come Palazzo Pigneti e Palazzo Zito che a partire dai primi anni dell’800,furono fatti costruire dalle famiglie più in vista della zona,in conseguenza del terremoto del 1783 che rase quasi al suolo l’antica Terranova. Dell’intero patrimonio edilizio rimase ben poco. I danni materiali raggiunsero la stima di 500.000 ducati,ponendo Terranova al quinto posto dopo Reggio,Polistena,Cittanova e Bagnara. Dopo il terremoto,nel 1785 fu redatta da Pietro Galdo una pianta topografica che nel 1788 fu sostituita da Galdo De Cosiron con la costruzione delle case palaziate. Queste case dette  palaziate, per distinguerle dal palazzo del feudatario del luogo,solitamente erano occupate dall’economo o esecutore del feudatario quando questi aveva la sua residenza principale in una cittadina differente. La particolarità di queste abitazioni è rappresentata dall’ingresso adorno da interessanti portali di pietra frutto delle maestranze locali le cui botteghe sono rimaste quasi sempre anonime. Anticamente, quando non esistevano materiali adatti a sopportare tensioni di trazione, i portali venivano costruiti ad arco in pietra o in mattoni composti in conci. I

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Come restaurare una superficie in marmo

Talvolta accade che il piano in marmo che ricopre la superficie di una consolle o del vecchio comodino di casa, presenti danni di varia natura quali:macchie, sbeccature o lesioni, che vanno a compromettere la bellezza e la stabilità del piano d’appoggio. Per quanto riguarda l’asportazione delle macchie di superficie, è consigliabile procurarsi i seguenti materiali:

– polvere di pietra pomice
– un panno di lana
– una spugna
– un barattolo di cera neutra in pasta per marmo o cotto.

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Come restaurare una superficie in marmo

Talvolta accade che il piano in marmo che ricopre la superficie di una consolle o del vecchio comodino di casa, presenti danni di varia natura quali:macchie, sbeccature o lesioni, che vanno a compromettere la bellezza e la stabilità del piano d’appoggio. Per quanto riguarda l’asportazione delle macchie di superficie, è consigliabile procurarsi i seguenti materiali:

– polvere di pietra pomice
– un panno di lana
– una spugna
– un barattolo di cera neutra in pasta per marmo o cotto.

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la regista Ilaria Borrelli, l’intervistatrice L. Rizzo ed il musicista Guido Freddi

Intervista alla regista Ilaria Borrelli

la regista Ilaria Borrelli, l’intervistatrice L. Rizzo ed il musicista Guido FreddiIlaria Borrelli, attrice, scrittrice e regista napoletana, svolge la sua poliedrica attività tra Roma e New York, dove ha frequentato per due anni alcuni corsi di sceneggiatura, realizzando ben quattro cortometraggi.E’ stata protagonista di svariate serie televisive sia in Italia che in Francia, quali “Vento di mare”, l’Infiltrato, La Cavaliere ed altri.Tra i suoi film più importanti ricordiamo “ I Pavoni”, “Cena alle nove” ed i “Tarassachi”. Ha lavorato come attrice teatrale nel ruolo de “La tranviera” in Zeno e la cura del fumo, con il grande Giulio Bosetti.Ha scritto diversi romanzi tra i quali “Scosse” (storia ambientata nella Napoli del terremoto del ’80 ) che è stato premiato dal Club letterario italiano ed è stato finalista al Premio Calvino.

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la regista Ilaria Borrelli, l’intervistatrice L. Rizzo ed il musicista Guido Freddi

Intervista alla regista Ilaria Borrelli

la regista Ilaria Borrelli, l’intervistatrice L. Rizzo ed il musicista Guido FreddiIlaria Borrelli, attrice, scrittrice e regista napoletana, svolge la sua poliedrica attività tra Roma e New York, dove ha frequentato per due anni alcuni corsi di sceneggiatura, realizzando ben quattro cortometraggi.E’ stata protagonista di svariate serie televisive sia in Italia che in Francia, quali “Vento di mare”, l’Infiltrato, La Cavaliere ed altri.Tra i suoi film più importanti ricordiamo “ I Pavoni”, “Cena alle nove” ed i “Tarassachi”. Ha lavorato come attrice teatrale nel ruolo de “La tranviera” in Zeno e la cura del fumo, con il grande Giulio Bosetti.Ha scritto diversi romanzi tra i quali “Scosse” (storia ambientata nella Napoli del terremoto del ’80 ) che è stato premiato dal Club letterario italiano ed è stato finalista al Premio Calvino.

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Intervista a Beppe Carletti

I Nomadi nascono nel 1963 con la seguente formazione: Augusto Daolio (voce);Beppe Carletti (tastiere);Franco Mitili (chitarre);Gualberto Gelmini (sax);Leonardo Manfredini (batteria);Antonio Campari (basso).Nel 1965 esce il loro primo 45 giri “Donna la prima donna”/ “Giorni tristi”.Il gruppo attualmente è composto da cinque musicisti: Danilo,Beppe,Daniele,Massimo e Sergio. Sono stati autori di canzoni intramontabili,quali:”Una storia da raccontare”;So che non è un sogno”; “Auschwitz”; “Gli aironi”; “Dio è morto”; “Io voglio vivere”; e la famosissima “Io vagabondo”.Lo scorso anno I Nomadi hanno vinto la categoria gruppi con la canzone “Dove si va”,con la quale hanno inoltre vinto il premio “Radio TV”.In concomitanza con la partecipazione al festival,è uscito anche il trentesimo disco “Con me o contro di me”.

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I Nomadi nascono nel 1963 con la seguente formazione: Augusto Daolio (voce);Beppe Carletti (tastiere);Franco Mitili (chitarre);Gualberto Gelmini (sax);Leonardo Manfredini (batteria);Antonio Campari (basso).Nel 1965 esce il loro primo 45 giri “Donna la prima donna”/ “Giorni tristi”.Il gruppo attualmente è composto da cinque musicisti: Danilo,Beppe,Daniele,Massimo e Sergio. Sono stati autori di canzoni intramontabili,quali:”Una storia da raccontare”;So che non è un sogno”; “Auschwitz”; “Gli aironi”; “Dio è morto”; “Io voglio vivere”; e la famosissima “Io vagabondo”.Lo scorso anno I Nomadi hanno vinto la categoria gruppi con la canzone “Dove si va”,con la quale hanno inoltre vinto il premio “Radio TV”.In concomitanza con la partecipazione al festival,è uscito anche il trentesimo disco “Con me o contro di me”.

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