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Come riparare uno strappo in una vecchia stampa

Talvolta capita che la superficie di una vecchia stampa o la pagina di un libro, presenti un danno abbastanza frequente, come può essere uno strappo. Naturalmente, prima che la situazione peggiori, occorre intervenire tempestivamente, procedendo in modo corretto, evitando ad esempio l’uso di nastro adesivo, la cui componente acida, rovinerebbe in modo irreversibile la stampa in questione.Per eseguire il nostro piccolo restauro occorrerà procurarsi della carta velina o carta giapponese, un paio di forbici, della colla per il restauro della carta tipo Tylose o Klucel, un paio di pennelli piatti n. 2 , una stecca in plastica o d’osso, una pinzetta in metallo, ed un foglio di carta siliconata  per evitare che la stampa rimanga incollata sul piano di lavoro.

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Come riparare uno strappo in una vecchia stampa

Talvolta capita che la superficie di una vecchia stampa o la pagina di un libro, presenti un danno abbastanza frequente, come può essere uno strappo. Naturalmente, prima che la situazione peggiori, occorre intervenire tempestivamente, procedendo in modo corretto, evitando ad esempio l’uso di nastro adesivo, la cui componente acida, rovinerebbe in modo irreversibile la stampa …

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Il restauro del teatro “La Fenice”

Proseguiamo il nostro viaggio attraverso i grandi restauri delle opere d’arte in italia.Questa volta parliamo di un maestoso lavoro di restauro eseguito alcuni anni fa per il recupero di una delle strutture storiche di Venezia: il Teatro “La Fenice”.  “La Fenice”, come l’uccello mitologico,muore e risorge dalle proprie ceneri:dopo sette anni da quel rogo che l’ha incenerita, è stata  restituita a Venezia nonchè agli occhi del mondo. Prima del rogo di quel 29 gennaio del 1996 (appiccato da due elettricisti che non volevano pagare la penale per il ritardo sui lavori d’illuminazione eseguiti), il teatro subì un primo incendio nel 1836, per essere ricostruito dodici mesi dopo dall’architetto Giambattista Meduna che ricopiò fedelmente l’antica struttura di Gianantonio Selva datata 1792. La Saicam, l’impresa che si è aggiudicata l’appalto, ha impiegato 630 giorni lavorativi, nonchè 600 artigiani, 200 metri quadrati di disegni, 200 lampadari e 162 mila euro d’oro zecchino per le dorature realizzate da Bertolini Arte.Intagli,cartapeste, tappezzerie, tutto è stato affidato nelle mani di abili artigiani per ripristinare l’anima del teatro: pare che lo scenografo Mauro Carosi, incaricato per la ricostruzione della Sala Teatrale, si sia commosso davanti alla maestria con cui era stato cesellato il grande lampadario centrale.

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Il restauro del teatro “La Fenice”

Proseguiamo il nostro viaggio attraverso i grandi restauri delle opere d’arte in italia.Questa volta parliamo di un maestoso lavoro di restauro eseguito alcuni anni fa per il recupero di una delle strutture storiche di Venezia: il Teatro “La Fenice”.  “La Fenice”, come l’uccello mitologico,muore e risorge dalle proprie ceneri:dopo sette anni da quel rogo che l’ha incenerita, è stata  restituita a Venezia nonchè agli occhi del mondo. Prima del rogo di quel 29 gennaio del 1996 (appiccato da due elettricisti che non volevano pagare la penale per il ritardo sui lavori d’illuminazione eseguiti), il teatro subì un primo incendio nel 1836, per essere ricostruito dodici mesi dopo dall’architetto Giambattista Meduna che ricopiò fedelmente l’antica struttura di Gianantonio Selva datata 1792. La Saicam, l’impresa che si è aggiudicata l’appalto, ha impiegato 630 giorni lavorativi, nonchè 600 artigiani, 200 metri quadrati di disegni, 200 lampadari e 162 mila euro d’oro zecchino per le dorature realizzate da Bertolini Arte.Intagli,cartapeste, tappezzerie, tutto è stato affidato nelle mani di abili artigiani per ripristinare l’anima del teatro: pare che lo scenografo Mauro Carosi, incaricato per la ricostruzione della Sala Teatrale, si sia commosso davanti alla maestria con cui era stato cesellato il grande lampadario centrale.

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Come riparare uno strappo in una tela dipinta ad olio

L’intervento di restauro deve essere improntato con estrema cautela, soprattutto se l’oggetto da riparare riguarda un vecchio dipinto ad olio Restauro Detto questo, immaginiamo di dover riparare una tela dipinta, la cui superficie è vistosamente deturpata da un taglio.                   In un restaurodi tipo professionale, si procederebbe …

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Come riparare uno strappo in una tela dipinta ad olio

Come,detto precedentemente, per un principiante,l’intervento di restauro su di un qualsiasi vecchio oggetto,deve essere improntato con estrema cautela,soprattutto se l’oggetto da riparare riguarda un vecchio dipinto ad olio.Detto questo,immaginiamo di dover riparare una tela dipinta,la cui superficie è vistosamente deturpata da un taglio.In un restauro di tipo professionale,si procederebbe applicando una tela di supporto:la tela verrebbe sfilata dal suo telaio d’origine,e incollata su una seconda tela mediante l’uso di una colla detta “colla di pasta”,la cui preparazione è molto elaborata e richiede l’uso di componenti di tipo naturale:farina di grano,acqua,colletta(miscela di colla cervione,melassa,fiele di bue,aceto bianco,fingicida),trementina veneta.

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Come restaurare un oggetto in vetro trasparente

Il vetro è uno dei materiali più difficili da restaurare, in quanto a causa della trasparenza, qualsiasi intervento risulta visibile. Immaginiamo di dover incollare il manico di un vaso in vetro che si è spezzato. Per eseguire il nostro restauro, occorrerà munirsi di alcuni materiali:

-alcool
-colla cianacrilica per vetro
-pinzette per mosaico
-spatola
-colla epossidica o pasta vitrea modellabile
-carta vetro n. 280
-colori  per vetro

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Come restaurare un oggetto in vetro trasparente

Il vetro è uno dei materiali più difficili da restaurare, in quanto a causa della trasparenza, qualsiasi intervento risulta visibile. Immaginiamo di dover incollare il manico di un vaso in vetro che si è spezzato. Per eseguire il nostro restauro, occorrerà munirsi di alcuni materiali:

-alcool
-colla cianacrilica per vetro
-pinzette per mosaico
-spatola
-colla epossidica o pasta vitrea modellabile
-carta vetro n. 280
-colori  per vetro

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Il restauro degli affreschi di Palazzo Altoviti a Roma

Nel  1890 presso i locali della Scuola di Arti Ornamentali S. Giacomo di Roma, fu sistemata una serie di sei nicchie a volta affrescata a “grottesche” provenienti dalla demolizione del quattrocentesco Palazzo Altoviti, avvenuta nel 1888 durante i lavori per la costruzione degli argini del Tevere. Palazzo Altoviti fu fatto edificare a Roma nel sec. XV dal banchiere fiorentino Antonio Altoviti e restaurato nel 1514 da Bindo Altoviti   amico e mecenate di Michelangelo, Raffaello, Cellini e Giorgio Vasari che  gli decorò ed affrescò sia lo studio sul Tevere che si trovava al pianterreno del palazzo sia la volta cinquecentesca che si affacciava sul fiume medesimo di fronte a Castel Sant’Angelo

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Il restauro degli affreschi di Palazzo Altoviti a Roma

Nel  1890 presso i locali della Scuola di Arti Ornamentali S. Giacomo di Roma, fu sistemata una serie di sei nicchie a volta affrescata a “grottesche” provenienti dalla demolizione del quattrocentesco Palazzo Altoviti, avvenuta nel 1888 durante i lavori per la costruzione degli argini del Tevere. Palazzo Altoviti fu fatto edificare a Roma nel sec. XV dal banchiere fiorentino Antonio Altoviti e restaurato nel 1514 da Bindo Altoviti   amico e mecenate di Michelangelo, Raffaello, Cellini e Giorgio Vasari che  gli decorò ed affrescò sia lo studio sul Tevere che si trovava al pianterreno del palazzo sia la volta cinquecentesca che si affacciava sul fiume medesimo di fronte a Castel Sant’Angelo

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Intervista al regista Mimmo Calopresti

Mimmo Calopresti è nato a Polistena (RC) nel 1955.Collaboratore dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio, nel 1985 vince il primo premio al Festival “Cinemagiovani” di Torino con il video A proposito di sbavature e, dopo aver realizzato diversi documentari e cortometraggi all’inizio degli anni Novanta comincia la sua collaborazione con la Rai.Nel 1995 esce il suo primo lungometraggio “La seconda volta”aggiudicandosi il premio “Solinas”.Seguono nel 1998 “La parola amore esiste”con quale vince il nastro d’argento come migliore soggetto originale.Nel 2000 esce il film “Preferisco il rumore del mare”.Nel 2006 firma il suo ultimo documentario “Volevo solo vivere”che affronta il tema della Shoah. Ritorna nel 2007 con “L’abbuffata”di cui cura il soggetto e la regia.Ama raccontare le storie di quei personaggi decadenti, che siano un po’ carichi di rancore, ma che abbiano avuto un’esistenza interessante e vera. L’ho intervistato lo scorso Luglio in occasione della “rassegna cinematografica città di Polistena”.

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Intervista al regista Mimmo Calopresti

Mimmo Calopresti è nato a Polistena (RC) nel 1955.Collaboratore dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio, nel 1985 vince il primo premio al Festival “Cinemagiovani” di Torino con il video A proposito di sbavature e, dopo aver realizzato diversi documentari e cortometraggi all’inizio degli anni Novanta comincia la sua collaborazione con la Rai.Nel 1995 esce il suo primo lungometraggio “La seconda volta”aggiudicandosi il premio “Solinas”.Seguono nel 1998 “La parola amore esiste”con quale vince il nastro d’argento come migliore soggetto originale.Nel 2000 esce il film “Preferisco il rumore del mare”.Nel 2006 firma il suo ultimo documentario “Volevo solo vivere”che affronta il tema della Shoah. Ritorna nel 2007 con “L’abbuffata”di cui cura il soggetto e la regia.Ama raccontare le storie di quei personaggi decadenti, che siano un po’ carichi di rancore, ma che abbiano avuto un’esistenza interessante e vera. L’ho intervistato lo scorso Luglio in occasione della “rassegna cinematografica città di Polistena”.

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