Nel 1890 presso i locali della Scuola di Arti Ornamentali S. Giacomo di Roma, fu sistemata una serie di sei nicchie a volta affrescata a “grottesche” provenienti dalla demolizione del quattrocentesco Palazzo Altoviti, avvenuta nel 1888 durante i lavori per la costruzione degli argini del Tevere. Palazzo Altoviti fu fatto edificare a Roma nel sec. XV dal banchiere fiorentino Antonio Altoviti e restaurato nel 1514 da Bindo Altoviti amico e mecenate di Michelangelo, Raffaello, Cellini e Giorgio Vasari che gli decorò ed affrescò sia lo studio sul Tevere che si trovava al pianterreno del palazzo sia la volta cinquecentesca che si affacciava sul fiume medesimo di fronte a Castel Sant’Angelo . Entrambi i locali erano impreziositi da grottesche attribuite da alcuni a Giovanni da Udine e da altri a Perin Del Vaga. L’intonaco degli affreschi della volta è stato staccato restaurato e sistemato nel 1929 in una sala di Palazzo Venezia, chiamata appunto “Sala Altoviti” ,mentre le lunette e le piccole volte della loggia sono sistemate nell’aula del Corso di Affresco della Scuola San Giacomo di Roma.Trattasi di un complesso decorativo di sei nicchie con volta ad “unghia”, tre delle quali sormontano degli archetti decorati che probabilmente formano l’imbotte delle porte-finestre centinate di passaggio tra sala e loggia, le atre tre invece racchiudono delle lunette ellittiche, che contenevano probabilmente dei piccoli busti a tutto tondo: due ritraevano probabilmente personaggi di casa Altoviti: Giovambattista , figlio di Bindo e Clarice Ridolfi, sua moglie. L’attribuzione delle grottesche a Giovanni da Udine nel 1555 anziché all’artista Perin Del Vaga appare più sostenibile, in quanto Del Vaga morì nel 1547, cioè almeno tre anni prima dell’attività vasariana nel palazzo (per motivi di praticità, le decorazioni affrescate venivano realizzate sulle volte cioè sulle parti più alte dove,come in questo caso, venivano eseguite dal Vasari prima dell’esecuzione delle grottesche).Il restauro ancora in corso presso la Scuola S. Giacomo di Roma prevede:
• il consolidamento della struttura e del supporto.
• La pulitura dell’affresco mediante l’uso di carbonato d’ammonio in soluzione satura sciolta in acqua di rubinetto (10 gr. Per 1 l. circa d’acqua) applicato a pennello su di un velatino di carta giapponese. La soluzione viene neutralizzata con una spugna intrisa d’acqua distillata.
• La pulitura della cornice in stucco mediante la rimozione della polvere. Saggi di pulitura con solventi , e detersione con acqua tiepida, colla di coniglio e bicarbonato.
• Riempimento delle lacune sull’affresco con malta composta da polvere di marmo, sabbia di fiume fine e grassello di calce.
• Integrazione pittorica dell’affresco mediante acquerello Winsor & Newton.
• Integrazione a puntino dell’oro mancante sulla cornice a stucco con acquerello nelle tonalità di terra d’ombra naturale, rosso indiano e verde cromo. Alcune lumeggiature vengono effettuate con della polvere d’oro in pasta,(bronzine) e protette con cera vergine d’api.
• il consolidamento della struttura e del supporto.
• La pulitura dell’affresco mediante l’uso di carbonato d’ammonio in soluzione satura sciolta in acqua di rubinetto (10 gr. Per 1 l. circa d’acqua) applicato a pennello su di un velatino di carta giapponese. La soluzione viene neutralizzata con una spugna intrisa d’acqua distillata.
• La pulitura della cornice in stucco mediante la rimozione della polvere. Saggi di pulitura con solventi , e detersione con acqua tiepida, colla di coniglio e bicarbonato.
• Riempimento delle lacune sull’affresco con malta composta da polvere di marmo, sabbia di fiume fine e grassello di calce.
• Integrazione pittorica dell’affresco mediante acquerello Winsor & Newton.
• Integrazione a puntino dell’oro mancante sulla cornice a stucco con acquerello nelle tonalità di terra d’ombra naturale, rosso indiano e verde cromo. Alcune lumeggiature vengono effettuate con della polvere d’oro in pasta,(bronzine) e protette con cera vergine d’api.
(Articolo a cura di Loredana Rizzo)