Mistero in piena luce al Padiglione d’Arte Contemporanea di Ferrara è un’occasione imperdibile per contemplare da vicino la delicatezza, il silenzioso lirismo, l’intensità e la bellezza dei dipinti di Piero Guccione.
PIERO GUCCIONE Mistero in piena luce
Situato all’interno del giardino di Palazzo Massari e anticamente adibito a deposito delle carrozze, il Padiglione d’Arte Contemporanea di Ferrara è dal 1976 sede di mostre d’arte dedicate ad artisti contemporanei italiani e stranieri.
Dal 7 ottobre il Padiglione presenta la mostra PIERO GUCCIONE Mistero in piena luce ideata da Vittorio Sgarbi e Lorenzo Zichichi e curata da Vasilij Gusella.
Nato a Scicli nel 1935, Piero Guccione è morto a Modica nel 2018.
Nello stesso anno è stato costituito a Roma l’Archivio Piero Guccione, con lo scopo di promuovere a livello nazionale ed internazionale la conoscenza e la tutela della figura e delle opere di Piero Guccione, approfondendo lo studio della figura e dell’opera dell’artista.
Ora, a poco più di cinquant’anni dall’ultima mostra ferrarese a lui dedicata nel 1971 al Centro Attività Visive di Palazzo dei Diamanti, Ferrara torna ad omaggiare questo grande maestro del Novecento che, come ha scritto Vittorio Sgarbi, «dopo la morte di Fontana, Gnoli e Burri ha rappresentato la sintesi suprema di pittura figurativa e astratta» in Italia.
L’esposizione, organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara in collaborazione con Il Cigno Arte e l’Archivio Piero Guccione, ripercorre cronologicamente l’intera produzione dell’artista presentando al pubblico oltre settanta opere tra dipinti e pastelli suddivisi in due capitoli: gli anni a Roma (1957-1972) e il ritorno in Sicilia (1970-2014).
Il percorso espositivo, allestito al Padiglione d’Arte Contemporanea, mette a fuoco i temi prediletti dal pittore: dal rapporto fra il paesaggio urbano e la natura, alle poetiche e delicate variazioni sul tema del mare e del cielo, passando per gli omaggi ai grandi maestri del passato.
Nel fermento culturale dell’ambiente romano prende avvio la sua ricerca artistica e formale e nascono i paesaggi urbani, quali i Balconi, i Giardini e Interni-esterni: opere caratterizzate da un taglio innovativo e tratte da una quotidianità comune e intima in cui riecheggiano rimandi a Cézanne, Bonnard, Morandi, solo per citarne alcuni.
Al suo rientro in Sicilia a fine anni Sessanta la sua ricerca diventa più metafisica e il suo occhio si rivolge al mare di cui cerca di cogliere le infinite vibrazioni e variazioni.
Attirato dall’assoluta immobilità, però costantemente in movimento, del mare siciliano l’artista ammirava quotidianamente quel paesaggio mediterraneo fino alla linea dell’orizzonte.
I suoi paesaggi marini sono pure astrazioni.
Pur essendo delle rappresentazioni figurative linee, colori e luci sembrano immergere il visitatore in uno spazio metafisico quasi di sospensione.
Ci sono poi gli omaggi ai grandi campioni della pittura di tutti i tempi con la serie dei d’après, in cui si confronta con alcuni celebri capolavori di, fra gli altri, Masaccio, Signorelli, Michelangelo, Giorgione, Caravaggio, Vermeer, Chardin, Friedrich, Bacon.