Artista di origine tedesca, Pierluigi Slis ha scelto la marca trevigiana fissando studio e residenza a Revine lago
Cà Lozzio di Piavon di Oderzo presenta la mostra del pittore di origine tedesca PIERLUIGI SLIS, fino al 21 aprile
Cà Lozzio è gelateria, ristorante, centro congressi ma anche Arte e, infatti, la grande varietà di fruizione dei locali ha dato la possibilità di poter istituire l’Associazione “Ca’ Lozzio Incontri” che propone esposizioni d’arte, concerti di musica classica, lirica e moderna.
Un’Associazione particolarmente attiva e di grande capacità di promozione dell’arte in tutte le sue manifestazioni, anche se con un occhio di privilegio per l’arte visiva e la pittura.
L’avventura è iniziata nel 1987 con il primo incontro, una mostra personale dedicata a Gina Roma, artista apprezzata dalla critica e più volte presente alla Biennale di Venezia, presentata dal prof. Ulderico Bernardi docente di Sociologia dei processi culturali e famoso per le sue ricerche in materia di emigrazione veneta, di civiltà contadina e minoranze etniche.
Un inizio di qualità confermato poi da un’intensa attività, arrivata oggi al 301 che propone Terre fragili mostra personale di Pierluigi Slis con intervento critico all’inaugurazione di Alessandra Santin.
Pierluigi Slis, nato nel 1974 a Wuppertal, in Germania, vive e lavora a Revine Lago.
La sua ricerca esplora tematiche connesse ai processi psicologici e sociali che permeano l’esistenza e l’azione umana. Utilizzando strumenti come la pittura, la composizione ambientale, l’azione sociale o il video, da vita a opere aperte, a volte effimere caratterizzate da una certa insofferenza verso norme, estetismi e formalismi.
Il suo fine è evocare una risonanza emotiva, un punto di domanda che inviti l’individuo a riscoprire la consapevolezza di sé.
In Terre fragili l’artista agisce direttamente su ciò che è stata la propria ricerca poetica in passato, per “modificarla”.
Interviene, infatti, su tele che aveva dipinto in anni di grande produzione, su opere dal contenuto concettuale che registravano certi luoghi aperti della propria interiorità, oppure certe ombre cupe e rettilinee in tele dedicate alle atmosfere delle architetture gotiche, cariche di una spiritualità profonda e soggettiva.