L’artista che ti confonde con le sue “installazioni fuori posto”, parti di giochi che non combaciano, sculture in posti imprevedibili.
NAIRY BAGHRAMIAN. Misfits
Dal 10 giugno 2021 la galleria Marian Goodman di Parigi ospita la mostra dell’artista tedesca di origini iraniane Nairy Baghramian, nata ad Isfahan nel 1971 ma residente a Berlino dall’età di 13 anni.
Le sculture della serie Misfits si basano concettualmente intorno all’idea di parco giochi e ai suoi limiti.
Si compongono di due parti formalmente distinte ma interdipendenti: in alluminio verniciato e legno di noce intagliato accompagnate da opere fotografiche.
Le nuove sculture sono state ispirate da giochi di assemblaggio progettati per i bambini piccoli: a prima vista le due parti di ciascuna scultura sembrano combaciare quando in realtà non lo sono.
Ciò evoca delusione, frustrazione e la sensazione di fallimento sperimentata giocando con un giocattolo che non funziona.
Baghramian sostiene che, nel quadro dei costrutti sociali e educativi e della lettura di forme scultoree, dovrebbe essere apprezzata la gestione del disfunzionale.
Con gli inganni visivi e ludici tipici del suo lavoro, Baghramian fa un collegamento con la nozione di “disadattati”, coloro che non riescono ad adattarsi al loro ambiente sociale e rimangono marginali.
Questo concetto potrebbe applicarsi a tutta l’esperienza artistica di Baghramian, quando le sue opere si presentano in luoghi imprevedibili.
A Parigi la mostra della galleria si sviluppa all’interno e si concentra sul rapporto tra il soggetto e le sculture.
Baghramian evoca un parco giochi brevemente abbandonato in un’installazione quasi disordinata e meno strutturata, riunendo le sculture in alluminio verniciato con elementi astratti realizzati in legno
E’ in mostra anche una selezione di disegni della serie Side Leaps esposta per la prima volta alla Marian Goodman Gallery di New York nel 2019.
Questi disegni, realizzati a matita, inchiostro o tempera su carta sono lavori preparatori per sculture che non esisteranno mai, schizzi per opere “fantasma “.