Una mostra che rende omaggio all’artista napoletana Marisa Albanese a pochi mesi dalla sua scomparsa.
Marisa Albanese. La Combattente
Nel cuore storico di Napoli, i tre piani dell’ottocentesco Palazzo Donnaregina ospitano il Madre · Museo d’arte contemporanea Donnaregina.
Aperto nel 2005 il Madre è il testimone di una storia che ha reso la Campania un crocevia di tutte le arti contemporanee, rivolto a studiare e documentare il passato attraverso la sensibilità e i linguaggi contemporanei, e quindi in grado di agire nel presente e delineare il futuro.
Dal 1° dicembre 2021 La Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee – museo Madre presenta Marisa Albanese. La Combattente, un omaggio a Marisa Albanese (1947-2021) a tre mesi dalla sua scomparsa.
La mostra vuole ricordare il segno indelebile lasciato dall’artista nell’arte del nostro tempo e nelle vite di chi ne intreccerà lo sguardo.
Le tre Combattenti che accolgono i visitatori nell’atrio del museo sono parte di un lungo progetto sull’energia delle donne e sul loro ruolo nella storia culturale e politica del nostro tempo.
Si tratta di un progetto sviluppato nel corso degli anni da Marisa Albanese concentrato sui temi da sempre al centro del suo interesse e lavoro, catalizzati alla fine degli anni Novanta nella serie delle Korai.
Sono donne rappresentate in una posizione raccolta, intima, con indosso un casco che si fa perimetro di un’area di meditazione di cui son riflesso anche le mani, fissate in posture che richiamano la gestualità Zen.
Il corpo di una giovane donna esile e forte, seduta come un guerriero,concentrata in sé stessa nell’immediatezza della lotta, indossa un elmo, metafora di un rapporto con il mondo teso dinamicamente tra la custodia, la protezione del proprio pensiero e uno sguardo che da questo è guidato e in questo muta nella lotta per l’affermazione della propria autenticità.
Per l’artista forma e significato del casco evocavano anche i foulard delle madri di Plaza de Maio che, annodati sulla testa, son divenuti nel tempo simbolo di lotta e resistenza.
Elemento caratterizzante del lavoro di Marisa Albanese è la bianchezza, il candore delle sue sculture che, come ricorda l’artista stessa, le evocava un passo del Moby Dick di Herman Melville in cui si evoca la bianchezza come portatrice sia di caratteri sublimi, sia di quelli orribili, risvegliando immagini di bellezza e di terrore.
Con l’idea che il bianco è paradisiaco per chi ne osserva la superficie e orrorifico per chi ne percorre la profondità, l’artista vuol rappresentare anche l’ambiguità della condizione femminile, vestita di bianco ma che porta dentro di sé, troppo di frequente, segni di violenza e di discriminazione.