Una mostra che aiuta a comprendere la ricchezza e complessità della storia dell’arte
LA COLLEZIONE CAVALLINI SGARBI – PORTOGRUARO
Molte delle mostre che vengono oggi proposte al pubblico, non solo italiano, nascono con l’obiettivo primario di fare grandi numeri nel calcolo dei visitatori.
Purtroppo, a volte, l’aspetto economico prevale su quello artistico.
Vengono proposte mostre certamente di buon livello che puntano sull’attrattività sicura dei grandi maestri o dei grandi movimenti artistici, in gran parte già ampiamente conosciuti dal grande pubblico, ma proprio per questo facilmente “vendibili” con buone campagne di comunicazione.
Si tratta spesso di mostre che non aggiungono molto alla formazione del pubblico nella comprensione dell’Arte di ogni tempo.
Esistono tuttavia altre tipologie di mostre, meno conosciute, a volte sottovalutate nel loro valore, eppure si tratta di mostre che hanno qualcosa da dire, che aiutano a comprendere, che riempiono dei vuoti nella conoscenza dell’arte e il cui valore didattico è di grande interesse per le scuole.
A questa tipologia si può ascrivere la mostra “La Collezione Cavallini Sgarbi” inaugurata a febbraio 2020, sospesa dal Covid 19, riaperta dopo il lockdown e prorogata fino al 4 aprile 2021 presso lo storico cinquecentesco Palazzo Vescovile di Portogruaro.
La Collezione Cavallini Sgarbi è il risultato di una caccia amorosa, a volte maniacale e patologica che, come ogni collezionista, ha guidato le scelte di Sgarbi, spesso assistito dalla madre Rina Cavallini.
Ma Sgarbi non è un collezionista qualsiasi, egli è uno storio dell’arte e da storico ha indirizzato le sue ricerche e le sue scelte in quarant’anni di attività e di passione.
Elemento caratteristico della sua collezione è il desiderio di riempire i vuoti della storia dell’arte, con attenzione particolare all’arte veneta e dell’area ferrarese.
La storia dell’arte, quella che si studia a scuola, quella nota alla gran parte dei cittadini è un paesaggio fatto di Picchi, dell’opera dei grandi maestri, come se la nebbia mostrasse sole le cime, nascondendo alla vista, le pendici, le valli, le pianure da cui quelle cime si elevano.
Riempire i vuoti della storia dell’arte vuol dire mostrare il lavoro di ricerca, la passione e l’opera di tanti artisti che hanno circondato i maestri, offrendo loro l’ambiente, le atmosfere, le tecniche necessarie su cui si sono formati, oltre al terreno fertile su cui far nascere i loro capolavori.
Basterebbe un nome, ai più sconosciuto, Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino (Arpino, 14 febbraio 1568 – Roma, 3 luglio 1640) sulla cui bottega si è formato Michelangelo Merisi detto il Caravaggio.
Per questa potenzialità didattica la mostra è particolarmente adatta alla visita delle scuole.
La mostra è una attenta selezione della Collezione curata dallo stesso Sgarbi, la cui voce peraltro accompagna i visitatori attraverso le audioguide.
L’allestimento e la direzione artistica della mostra è di Contemplazioni, una squadra di professionisti altamente qualificati nell’organizzazione e produzione di mostre e iniziative culturali di alto profilo, che da sempre collaborano con Vittorio Sgarbi. (www.contemplazioni.it)
La mostra è promossa e organizzata dal Distretto Turistico Venezia Orientale, nuova figura giuridica legalmente riconosciuta in cui imprese, enti locali, associazioni di categoria e tutti i soggetti che concorrono alla formazione dell’offerta turistica collaborano per condividere un progetto di sviluppo per il territorio di riferimento.
(https://veneziaorientaledistrettoturistico.it)
La comunicazione del Distretto e della mostra è affidata a PIKASUS, azienda particolarmente attenta alla divulgazione social nel mondo dell’arte.