Artista che cerca in maniera artificiale la materialità o l’assenza di materialità della superficie che accoglie i dipinti
Enrico David – “Cielo di giugno”
La Galleria Gió Marconi nasce nel 1990 su iniziativa di Gió Marconi che in precedenza aveva costituito lo Studio Marconi 17, uno spazio laboratorio sperimentale per giovani artisti e curatori.
Dal 4 febbraio la galleria propone Cielo di giugno, prima mostra personale in galleria di Enrico David, artista italiano che vive e lavora a Londra.
Nato nel 1966 ad Ancona Enrico David si esprime con diverse tecniche, dalla pittura alla scultura, all’installazione, dal collage al disegno.
Fin dagli esordi David esplora una possibile rappresentazione del corpo umano declinando un repertorio di figure vacillanti e misteriose, concrete e assurde, talvolta soltanto forme prive di confini, materia in perenne transito.
Enrico David intreccia tecniche che vanno dal design industriale al recupero dell’artigianato, come nella composizione di arazzi ricamati e lavorati con la lana.
Tuttavia è la scultura il linguaggio di base e privilegiato dell’artista, praticato attraverso l’utilizzazione di materiali duttili e versatili, tra i quali la cera e la jesmonite, qualità che consentono di dare corpo ad identità sfuggenti e di dare forma all’instabilità dei sentimenti.
David ha esposto in numerose istituzioni internazionali tra le quali il Museum of Contemporary Art di Chicago, l’Hammer Museum di Los Angeles, il New Museum a New York, il Seattle Art Museum, l’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington.
Importanti sono poi state le sue partecipazioni alla Biennale di Venezia, nel 2013 e nel 2019.
Il percorso espositivo alla galleria Giò Marconi nasce in parte a seguito dell’esperienza di Venezia, nel senso che i materiali originari, note, bozze e disegni che normalmente generano tutta l’opera di David sono stati pensati e appuntati durante il periodo di concepimento nel 2019 dei contributi per il Padiglione Italia della 58° Biennale.
Cielo di giugno marca una soglia nella pratica di Enrico David: è la prima volta che una sua mostra si compone esclusivamente di lavori grafici, di “inizi” e di “indizi” che in altre circostanze vengono poi tramandati in media e linguaggi differenti.