Arricchita di nuovi contenuti ritorna la mostra del Mascherer Giorgio de Marchi, interrotta nel 2020 causa coronavirus
“Dante Alighieri: ritratti di commedia… Divina”
Fino a domenica 3 ottobre 2021 saranno in esposizione presso lo Spazio Espositivo Badoer della Scuola Grande San Giovanni Evangelista, una trentina di maschere in cuoio del Maestro Giorgio De Marchi e altrettante sculture-burattino dell’artista Maurizio Gioco.
L’allestimento intende essere un continuum della precedente mostra “Il gioco, l’amore e la follia nell’immaginario popolare. Dalle creature dantesche alla commedia dell’arte”, ospitata in questo stesso spazio durante il Carnevale del 2020 e interrotta a causa della pandemia da coronavirus.
Giorgio de Marchi è un famoso mascherer, arte molto antica a Venezia.
Il termine venne usato per la prima volta in un documento della metà del ‘500 conservato al museo Correr, per indicare l’artigiano costruttore di maschere.
Giorgio De Marchi vanta più di 50 mostre nel mondo e prestigiose collaborazioni con enti, istituzioni e attori in tutta Europa.
Maschere di de Marchi sono presenti in collezioni pubbliche e private in Italia, e nel mondo.
La mostra arriva allo spazio Badoer dopo essere stata a Ravenna al 46° Festival Internazionale dei Burattini e delle Figure e nell’ambito delle celebrazioni dantesche.
Oltre ai custodi dell’Inferno, De Marchi propone maschere-simbolo del Purgatorio e del Paradiso, luoghi di speranza e di beatitudine, regni ultramondani le cui atmosfere più armoniche infondono un senso di serenità.
I lavori esposti sono il risultato della sua arte di manipolatore del cuoio, materia che plasma con abilità come fosse un prolungamento delle sue stesse mani.
De Marchi ha dato vita ai volti più significativi ed emblematici dell’oltretomba dantesco con i quali trasmettere i messaggi universali contenuti nelle terzine della Commedia.
Maurizio Gioco propone invece un percorso infernale che parte dai protagonisti del Poema.
Dante, Virgilio, Lucifero e Beatricee poi le numerose anime dannate: da Ulisse a Ciacco, dal Conte Ugolino a Tiresia.
Infine propone il burattino-metafora di Firenze, altera signora vestita in bianco e nero, gli stessi colori delle fazioni che hanno compromesso il suo equilibrio e la libertà del Sommo Poeta.
