La scultrice spagnola Cristina Iglesias realizza sculture architettoniche che accolgono lo spettatore tra elementi fittizi e fluidi.
Cristina Iglesias at Skulpturenhalle
La Skulpturenhalle, o sala delle sculture, della Fondazione Thomas Schütte alla periferia di Neuss è l’edificio più grande e più ambizioso finora basato su un modello dell’artista tedesco Thomas Schütte (Oldenburg 1952).
Dal 3 settembre la Skulpturenhalle ospita la mostra Cristina Iglesias at Skulpturenhalle.
Le opere dell’artista spagnola Cristina Iglesias (San Sebastian, Spagna 1956) rompono con la nozione tradizionale di scultura in quanto lavora con elementi architettonici, con elementi fittizi e fluidi.
La sua architettura colloca lo spettatore in una situazione indeterminata tra interno ed esterno.
L’opera esposta Historia Natural y Moral de las Indias, è una sequenza di spazi formati dal tipo di elementi in terracotta indipendenti che si trovano nell’architettura moresca.
Si incontrano muri pieni di rami, foglie e radici – non alberi e piante in fiore, ma calchi di essi; le piante diventano così natura artificiale.
L’acqua che scorre, invece, è reale e fa da contrappunto come elemento incontrollabile.
L’acqua delle fontane inonda e poi si ritira di nuovo, rivelando il mondo nascosto delle piante all’interno.
Entrando nel Pabellón de Cristal, altra struttura in mostra, guardiamo giù attraverso il pavimento a griglia nelle profondità e incontriamo un immaginario mondo sotterraneo che ricorda la fiction fantasy.
Iglesias ha fotografato i modelli che ha costruito delle sue opere, li ha poi ingranditi e serigrafati su lastre di rame.
Queste immagini a grandezza naturale mostrano un labirinto di spazi sfalsati nella profondità, ma senza prospettiva centrale.
Le lastre di rame sono riflettenti, quindi gli spettatori vedono sè stessi e l’ambiente circostante negli spazi fittizi, diventando così parte di una realtà dalla quale sono esclusi.