La prima mostra antologica dedicata al lavoro dell’artista, a dieci anni dal suo ritiro dal mondo dell’arte.
CHRISTIAN FROSI. La stanza vuota
10 anni fa l’artista Christian Frosi (Milano 1973) decideva di ritirarsi dal mondo dell’arte.
Ora la galleria d’Arte Moderna e Contemporanea /GAMeC di Bergamo gli dedica una mostra retrospettiva dal titolo Le stanze vuote.
Ora la GAMeC ha raccolto e presenta per la prima volta insieme oltre 30 opere, realizzate in poco più di dieci anni di attività, che raccontano la transitorietà, elemento costante della sua produzione artistica.
Il percorso di mostra comprende lavori diventati iconici, come la nuvola di schiuma prodotta per la prima personale a Milano (Foam, 2003), e altri meno conosciuti, tutti costruiti attorno a principi di precarietà, fuggevolezza, evanescenza, che ritroviamo anche nella carriera dell’artista.
L’inizio del percorso di Frosi è facilmente documentabile e coincide con la conclusione degli studi a Brera nel 1999, mentre le sue ultime tappe professionali sono, a partire dal 2012, sempre meno rintracciabili.
Da quell’anno, seppur non ci sia un momento preciso, Christian Frosi smette di essere un artista: sceglie di non produrre, di non partecipare, di sottrarsi alla storia dell’arte, alle sue circostanze e ai suoi attori.
Frosi si è lentamente e inesorabilmente reso irraggiungibile, troncando qualsiasi comunicazione con il mondo dell’arte, unendosi, senza una ragione evidente, alla schiera dei dropout, di coloro che, nella definizione di Alexander Koch, “in un determinato momento X sono stati localizzabili nel campo dell’arte e in un momento Y, successivo nel tempo, non lo sono stati più”.
Il momento X di Frosi coincide con numerose mostre personali sia in Italia che all’estero e con la partecipazione ad alcune delle collettive che hanno finito per definire gli artisti italiani della sua generazione: dalla prima Triennale di Torino, del 2005, a Sindrome Italiana, al Centre National d’Art contemporain di Grenoble del 2010, fino a Fuoriclasse, la mostra alla Galleria d’Arte Moderna di Milano.
Il momento Y, invece, coincide col giorno d’oggi.
La stanza vuota è l’esito della scelta di occuparsi di Frosi, dopo quasi dieci anni di silenzio e inaccessibilità, per ricordare, proteggere, conservare il suo lavoro in modo che si possa continuare a osservare, contestualizzare e magari capire sempre meglio l’artista.
La seconda ragione sta nella volontà di leggere la sua invisibilità alla luce di un presente artistico e sociale in cui si è chiamati a esserci sempre, in cui il silenzio è una scelta sempre più impervia e rara.