Il Mart celebra l’eredità di uno dei più importanti maestri della scultura di tutti i tempi con un’esposizione che mette in luce l’attualità dell’opera di Canova nei linguaggi contemporanei.
Canova tra innocenza e peccato
In occasione del secondo centenario della morte dell’artista, il Mart celebra l’eredità di uno dei più importanti maestri della scultura di tutti i tempi: Antonio Canova (1757 – 1822).
Una grande esposizione esplora l’attualità della sua opera nei linguaggi contemporanei, dalla fotografia alle esperienze scultoree più recenti, mettendo in luce nessi, dialoghi, continuità e contrapposizioni.
In mostra circa 200 opere che spaziano dall’Ottocento ai giorni nostri non solo di Canova ma anche di importanti fotografi del Novecento.
Come si evidenzia lo schema seguito è quello del confronto con artisti contemporanei e l’oggetto di questo dialogo è la ricerca sul corpo umano.
Il corpo che le mani di Canova spingono a un livello tale da sublimarlo in una bellezza talmente perfetta dal punto di vista tecnico da apparire, ma solo a uno sguardo poco attento, fredda.
Sono stati ovviamente moltissimi quelli che hanno guardato con interesse alle sue opere mettendo al centro del loro lavoro il corpo umano.
Il centro di questa conversazione muta sarà Costantin Brancusi che modernizza l’ideale canoviano fino a spingerlo ai confini dell’astrazione.
Oltre a una rassegna di scultori più recenti, una sezione che si annuncia molto affascinante prevede come controcanto alle opere di Canova quelle di alcuni dei più grandi fotografi del Novecento, che nei loro lavori hanno ricercato la bellezza della forma del corpo umano come Helmut Newton, Robert Mapplethorpe, Edward Weston.
La continua ricerca del dialogo tra antico e moderno, tra antico e contemporaneo: è questo il filo rosso che lega le mostre e i progetti espositivi ideati dal Presidente del Mart Vittorio Sgarbi.
La mostra nasce da un’idea di Vittorio Sgarbi ed è curata da Beatrice Avanzi e Denis Isaia.