Una mostra dedicata alla produzione artistica di Dino Buzzati, giornalista, scrittore ma anche disegnatore, incisore e pittore.

“Buzzati a Treviso -Tra Mazzotti e Zanzotto”.

A palazzo Giacomelli, sede di Assindustria Venetocento, l’associazione internazionale Dino Buzzati presenta la mostra Buzzati a Treviso -Tra Mazzotti e Zanzotto.

L’esposizione, curata da Marco Perale rientra nel progetto “Dino Buzzati, dalle ardite guglie dolomitiche alle dolci Prealpi” coordinato dal Circolo Cultura e Stampa Bellunese e sostenuto dalla Camera di Commercio di Treviso e Belluno, con il patrocinio della Regione del Veneto e dalla Provincia di Belluno.

A cinquant’anni dalla morte di Dino Buzzati (Belluno 1906 – Milano 1972)

Prestigiosa firma del Corriere della Sera, Dino Buzzati con i suoi romanzi e il suo capolavoro Il deserto dei tartari ha consolidato il suo valore di scrittore a livello internazionale.

Era sensibile però anche al segno pittorico che amava fondere con la parola, lasciando quadri disegni e incisioni che ne confermano il valore anche nell’esperienza artistica visiva.

Questa mostra documenta la progressiva semplificazione del segno pittorico di Buzzati, sempre più fuso con la parola, presentando anche tre inediti che vanno ad arricchire il catalogo generale buzzatiano. Sono presenti tutte le tecniche che egli ha utilizzato negli oltre cinquant’anni di attività grafico/pittorica”.

Buzzati a Treviso -Tra Mazzotti e Zanzotto. documenta la progressiva semplificazione del segno pittorico di Buzzati, sempre più fuso con la parola, presentando anche tre inediti che vanno ad arricchire il catalogo generale buzzatiano.

Ma a fianco di quadri, disegni e incisioni, e accanto alle prime edizioni dei libri di Buzzati viene presentata un’ulteriore dimensione creativa di Buzzati cioè le sue caratteristiche dediche, parole scritte a mano sopra altre parole stampate.

Una mostra che nello stile era inizialmente ispirato al simbolismo e poi influenzato dall’incontro con la Pop Art alla Biennale Arte di Venezia del 1964.

Ma scorrendo le opere in mostra si può cogliere anche il progressivo ribaltamento pittorico delle sue scelte iconografiche, del tutto parallelo all’evoluzione della sua stessa poetica narrativa.

Così se fino al Deserto dei Tartari i personaggi erano solo maschili e in parallelo anche il suo lavoro grafico, in seguito il maschile si fa evanescente per rivolgere sempre più lo sguardo al mondo femminile.