Valentina Vannicola affronta il paesaggio pievese con la tecnica della staged photography.
ADORATO PAESAGGIO VALENTINA VANNICOLA
PHOTO CITTA’ DELLA PIEVE, laboratorio di Cultura Fotografica di Città della Pieve nasce all’interno dei locali che furono del Vecchio Forno Bassini, ancora vivo nella memoria dei pievesi.
Grazie ad un eccellente restauro filologico oggi i locali ospitano una sala esposizioni per le mostre fotografiche, la biblioteca, il bookshop, la sala workshop, la sala posa e un ambiente per la convivialità e le degustazioni.
I progetti fotografici esposti riguardano sempre il territorio, la fotografia si presenta dunque come una fonte non solo utile, ma insostituibile di osservazione dell’evoluzione dei luoghi e della società.
Al termine di ogni mostra, le opere vengono catalogate, digitalizzate e conservate nell’Archivio del Laboratorio, disponibili al prestito e alla vendita di alcuni esemplari in tiratura limitata.
Dal 9 luglio è aperta una mostra di lunga durata dedicata alla passione di Valentina Vannicola per il paesaggio.
Valentina Vannicola, Roma 1982, si laurea con una tesi in Filmologia presso l’Università La Sapienza di Roma e successivamente si diploma alla Scuola Romana di fotografia.
La sua pratica artistica è riconducibile al genere della staged photography, una tendenza della fotografia contemporanea che presenta immagini costruite in un set come se fossero reali, secondo le dinamiche proprie della cinematografia.
La mostra Adorato Paesaggio nasce dall’invito che il Laboratorio di cultura fotografica di Città della Pieve ha rivolto a Valentina Vannicola per ragionare intorno al territorio pievese attraverso la pratica della staged photography.
La sua attenzione si è concentrata sulla peculiare esteticità del paesaggio del Trasimeno, elogiata soprattutto a partire dal Rinascimento quando per il Perugino, il Pinturicchio e i loro allievi il paesaggio non è più soltanto semplice fondale per le opere pittoriche, ma diviene un vero e proprio elemento narrativo messo in dialogo con le figure in esse rappresentate.
Questa nuova interpretazione del paesaggio inizia ad avere un’efficacia anche per la sua salvaguardia: le bonifiche, le coltivazioni agricole, la costruzione di castelli e torri; tant’è che il paesaggio reale si avvicina sempre più a quello descritto dai pittori. Ed è proprio in questo assunto che si muove la peculiarità di questo progetto: l’oscillazione tra paesaggio reale e paesaggio rappresentato, tra “registrazione e intenzione”.
In questo progetto si inserisce anche la suggestione offerta di confrontarsi con il giovane scrittore pievese Samuele Perugino, di cui Valentina Vannicola non offre una trasposizione visiva, come è stato per altri suoi progetti, ma piuttosto una rielaborazione del suo significato più profondo: la salvaguardia di un pianeta ad opera di esseri antropomorfi.