Yu Hong è una delle pittrici realiste più vigorose e importanti della sua generazione in Cina
La Chiesetta della Misericordia di Venezia ospita la mostra YU HONG: Another One Bites the Dust, fino al 24 novembre
Per tutto il periodo della Biennale Arte, a Venezia viene organizzata una serie incredibile di mostre che, pur non essendo ufficialmente classificate come eventi collaterali della 60ma Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, arricchiscono l’offerta espositiva con proposte artistiche che, per durata e contenuti, si possono collegare alla grande manifestazione lagunare.
Tra queste la mostra YU HONG: Another One Bites the Dust, allestita negli spazi della Chiesetta della Misericordia, una chiesa sconsacrata nel sestiere di Cannaregio restaurata di recente e messa a disposizione di eventi espositivi con uno spazio ampio di 350 metri quadri e piccole sale adiacenti.
Nata a Xi’an in Cina nel 1966 Yu Hong è una delle pittrici realiste più vigorose e importanti della sua generazione, riconosciuta per le sue opere su larga scala e le serie che interpretano le condizioni crude e spesso assurde della vita contemporanea, attraverso la posizione del corpo femminile cinese.
Ha ottenuto i primi consensi dalla critica come una delle poche artiste donne del gruppo degli artisti cinesi della Nuova Generazione.
Yu Hong si è formata nello stile del realismo socialista dominante nelle accademie d’arte cinesi negli anni ’80 e il suo lavoro ne esprime l’eredità critica e produttiva.
L’artista ha attinto costantemente alla pittura europea, così come ai complessi linguaggii dell’arte moderna e contemporanea, compreso il concettualismo, in Cina.
Circa i contenuti delle sue opere l’artista si confronta con scene surreali di rovina ecologica, migrazione di massa e disperazione umana e animale, estendendo le implicazioni delle sue narrazioni epiche da una nazione al pianeta.
YU HONG: Another One Bites the Dust, proposta dall’Asian Art Initiative del Guggenheim Museum di New York, è la prima grande mostra in Europa dell’artista cinese ed è curata da Alexandra Munroe, curatrice senior presso Global Arts, Museo e Fondazione Solomon R. Guggenheim.
Qui Yu Hong prende in prestito da Internet e dai social media immagini di persone, per lo più donne e bambini, in pose contorte che esprimono angoscia mentale o pericolo fisico imminente, sia reale che fantastico.
Su un fondo dorato e modellate come grandi tondi o pannelli ad arco, le figure presentate in mostra affrontano e ribaltano i temi epici dell’arte sacra senza rifuggire dal ruolo della pittura nel ritrarre i dolori della condizione umana.
Collabora all’esposizione anche la galleria internazionale Lisson Gallery.