Riapre L’antico Arsenale di Amalfi, il luogo che fu culla del più importante movimento artistico italiano del secondo Novecento: l’Arte Povera
William kentridge: More Sweetly Play the Dance
L’antico Arsenale di Amalfi, monumento della potenza marinara della Repubblica nata più di dodici secoli fa, è l’unico esemplare risalente all’anno mille ancora esistente in Occidente
La sua imponente ed elegante stuttura modellata in pietra è un gioiello di architettura medievale, sede di nuovo progetto espositivo.
L’Arsenale di Amalfi è un luogo iconico per l’arte italiana. del Novecento
L’Arsenale fu infatti il luogo dove alla fine degli anni Sessanta, con la mitica mostra evento Arte Povera più Azioni Povere ,curata da Germano Celant, l’arte italiana entrò con i suoi linguaggi d’avanguardia nel panorama internazionale.
L’Arte è certamente il più importante un movimento che ancora oggi è un riferimento centrale per lo studio e la creatività.
Dopo un periodo di restauro l’Arsenale riapre i nuovi spazi ristrutturati il 3 settembre con la mostra di un grande protagonista dell’arte contemporanea: William Kentridge (Johannesburg, 1955).
Si tratta del terzo atto del progetto “Marcello Rumma” promosso dalla Regione Campania in memoria dell’imprenditore culturale che rese Amalfi centro internazionale di arte contemporanea negli anni Sessanta.
L’artista ha condotto la sua ricerca artistica suggestionato dall’orrore della segregazione razziale nonché dalle problematiche a essa connesse – abusi nell’ambito del lavoro, barriere razziali, aspirazioni libertarie dei neri ecc. –
- ha affrontato l’argomento in tutte le sue opere, traendo ispirazione da H. Daumier, F. Goya, W. Hogarth, dall’Espressionismo tedesco e dai film di S.M. Ejzenštejn.
In particolare, si è servito del disegno a pastello o di quello a carboncino per i filmati d’animazione, rivelando notevoli capacità tecniche e innovative
L’artista sudafricano celebrerà la memoria dell’Arsenale di Amalfi con l’installazione More Sweetly Play the Dance, realizzata a cura della Galleria Lia Rumma e visibile al pubblico fino al 2 dicembre 2020.
Si tratta di un’installazione video, originariamente commissionata nel 2015 da EYE Filmmuseum di Amsterdam, nella quale si assiste a una danza rituale e macabra: un racconto per immagini e suoni di temi quali la morte, la malattia, e temi socio-politici della contemporaneità.