Un progetto espositivo concepito dall’artista Peter Fischli che esplora una serie di momenti di rottura nella storia della pittura degli ultimi 150 anni
STOP PAINTING
Da vent’anni la Fondazione Prada si interroga su quali siano gli intenti e la rilevanza dell’impegno culturale oggi, con una serie di progetti in continua evoluzione.
La Fondazione ha scelto l’arte come principale strumento di lavoro e di apprendimento: un territorio di pensiero libero che accoglie sia figure consolidate e imprescindibili sia approcci emergenti.
Le mostre hanno quindi sempre l’obiettivo di aprire la discussione e far riflettere.
La mostra Stop painting che apre a Venezia il 22 maggio è perfettamente in linea con la mission della Fondazione.
Curata dall’artista svizzero Peter Fischli (Zurigo 1952) la mostra è giudicata dallo stesso come “un caleidoscopio di gesti ripudiati”.
Il progetto espositivo esplora infatti una serie di momenti di rottura nella storia della pittura degli ultimi 150 anni, in relazione alla comparsa di nuovi fattori sociali e valori culturali.
La mostra si proietta anche nelle dimensioni del presente e del futuro per capire se un ulteriore sviluppo di questo processo è oggi in corso e se l’attuale rivoluzione digitale può essere all’origine di una nuova crisi della pittura o, al contrario, può contribuire al suo rinnovamento.
Sembra quasi che sulla pittura penda una spada di Damocle che potrebbe segnare la fine della Pittura.
Ma il curatore si chiede se questo è uno spettro reale o solo un fantasma immaginario e mai reale.
Questi sono stati i dubbi che hanno guidato Fischli nel processo di concezione della sua mostra.
Nel tentativo di rispondere a queste e altre domande aperte, ha identificato cinque rotture radicali causate da cambiamenti tecnologici e sociali che corrispondono a mutamenti di paradigma nell’arte attraverso il rifiuto e la reinvenzione della pittura.
- La prima rottura è provocata dalla diffusione della fotografia che mette in discussione l’intero concetto di unicità dell’oggetto d’arte
- La seconda crisi è rappresentata dall’invenzione del readymade e del collage che costringe la pittura a “uscire da sè stessa e muoversi nello spazio attraverso gli oggetti
- La terza è provocata dalla messa in discussione dell’idea di autorialità con le questioni dell’autenticità e dell’originalità
- La quarta crisi può essere identificata con la critica della pittura come bene di consumo alla fine degli anni Sessanta, a causa della sua mobilità, del suo valore simbolico e della sua facile conservazione.
- La quinta rottura si concentra sulla crisi della critica nella cosiddetta società tardocapitalista.
L’artista ha concepito questa mostra come una pluralità di narrazioni raccontate da lui stesso in prima persona, con un tono soggettivo.