Stefano Cagol è artista impegnato sviscerare e distillare attraverso un linguaggio evocativo complesse questioni dell’oggi e del nostro stare nel mondo, tra fenomeni naturali e impatto delle nostre scelte.
STEFANO CAGOL Archeology of the Anthropocene Far before and after us
MILANO – Galleria C+N Canepaneri Foro Buonaparte 48
Dal 09/11/2022 al 13/01/2023
Ideata e aperta nel 2015 da Marco Canepa, e successivamente affiancata nella gestione dai membri della famiglia Neri, la galleria C+N Canepaneri promuove l’arte contemporanea internazionale e italiana.
Fino al 13 gennaio 2023 è allestita presso la sede milanese della galleria la mostra STEFANO CAGOL. Archeology of the Anthropocene. Far before and after us, seconda personale di Stefano Cagol in galleria.
Stefano Cagol (Trento, 11 settembre 1969) è un artista italiano che ha vissuto dieci anni a Berna, ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Brera e alla Ryerson University di Toronto.
Attualmente vive e lavora tra Italia, Germania e Norvegia.
Per la mostra da Canepaneri ha scelto di riprendere l’abusata definizione dell’era dell’essere umano per scrutarne la fine e immaginare un mondo in cui le interferenze antropogeniche continuano il loro corso anche dopo di noi, un’era vicina al suo termine e già antica.
Mentre gli scienziati sono ancora occupati in processi di denominazione, ricerche di marcatori e tentativi di datazione di quest’epoca geologica, in competizione tra loro tra chi fa iniziare l’Antropocene con il nucleare, la rivoluzione industriale o l’agricoltura, l’artista lo vede coincidere con la nostra stessa origine, con un momento evolutivo di distinzione dalle altre specie: il controllo del fuoco.
Già allora, fin da subito, eravamo come adesso: esseri splendidi e ingegnosi, ma anche così arroganti e aggressivi con tutto e con tutti.
Stefano Cagol evoca questo tempo in una ventina di opere scultoree, installative, video, fotografiche e sonore attraverso la presenza concettuale di singoli elementi, il fuoco, il ghiaccio una volta eterno, la materia migrante, rocce alpine che erano fondali tropicali, polimeri metamorfici e radiazioni, come fossero parte del nostro strato geologico.
Ne nasce così una sorta di stratigrafia, non lineare né descrittiva, che richiama diversi momenti dell’epoca dell’essere umano, l’età̀ dei combustibili fossili e della plastica, quella dell’atomica, arrivando fino a periodi molto prima di noi e dopo.
In uno sguardo tra origine, fine (e oltre), la temporalità è anche durata, di ghiacciai antichi migliaia di anni, polietilene che ne resiste mille, esplosioni nucleari radioattive per un milione di anni e il nostro impatto che ci sopravvivrà̀.
In questa dimensione, l’artista si pone tra luce e buio, in una solitudine sciamanica e divinatoria.