Silvia Giambrone giovane artista impegnata nell’indagare la condizione femminile nella società contemporanea
Silvia Giambrone: “Nobody’s room. Anzi, parla” | Esposizione online
Il Museo del Novecento, all’interno del Palazzo dell’Arengario in piazza del Duomo, ospita una collezione di oltre quattromila opere di arte italiana del XX secolo.
Il museo – inaugurato al pubblico il 6 dicembre 2010 – nasce con l’intento di diffondere la conoscenza dell’arte del Novecento e di consentire una migliore e più ampia visione delle collezioni che Milano ha ereditato nel tempo.
Accanto all’attività espositiva, il museo è impegnato nell’opera di conservazione, studio e promozione del patrimonio culturale e artistico italiano del XX secolo con l’obiettivo di coinvolgere un pubblico ampio e trasversale.
Non mancano gli eventi rivolti alle ricerche artistiche di nuovi artisti contemporanei.
Tra queste rientra la mostra di Silvia Gimbrone (1981), “Nobody’s room. Anzi, parla”.
La mostra è proposta nel formato di visita virtuale online, che continuerà anche quando le condizioni sanitarie permetteranno di aprire gli spazi espositivi al pubblico in presenza.
L’opera presentata è il risultato di un progetto digitale partecipato, attivato sul sito del museo attraverso la piattaforma Google Art & Culture dal 1° ottobre al 25 novembre 2020, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.
Il progetto, a cura di Carlotta Biffi, parte dalla riflessione dell’artista sulle dinamiche di potere fondate sul genere che innervano la nostra società.
I visitatori dell’esposizione virtuale sono stati invitati a visionare il video di Silvia Giambrone “Nobody’s room” (2015), a riflettere sui giochi di potere che caratterizzano lo spazio del proprio ambiente domestico.
Il visitatore è invitato a non essere semplice spettatore ma interagire con l’opera lasciando un proprio commento vocale sul tema.
Concepito come work-in progress, il lavoro si è quindi arricchito nel corso del tempo generando una comunità temporanea e virtuale e diventando un “archivio collettivo”, che in un momento storico particolarmente delicato ha portato contributi significativi.
Dai ricordi di infanzia alla portata emotiva racchiusa negli oggetti, dalle ombre nascoste negli arredamenti più comuni alle riflessioni sull’idea di casa e sulle sue innumerevoli sfumature, “Nobody’s room. Anzi, parla” ha costruito il terreno digitale di realizzazione di un vero e proprio coro di voci differenti.