A pochi mesi dalla sua morte, una mostra testimonia il valore e l’impegno pedagogico e sociale dell’architetto e designer Riccardo Dalisi
RICCARDO DALISI ‘71-’74 Il Rione Traiano di Napoli e la partecipazione come progetto
Il Circolo del Design (CDD) alimenta e diffonde la cultura del progetto, contribuendo a rinforzare il sistema del design del territorio e favorendo le connessioni tra le competenze del progetto e il mondo produttivo, sociale e culturale.
Dal 4 maggio il Circolo dedica una mostra all’architetto, designer e artista Riccardo Dalisi.
Nato a Potenza nel 1931, fino al 2007 ha ricoperto la cattedra di Progettazione Architettonica presso la facoltà di Architettura dell’Università degli Studi Federico II di Napoli, città dov’è morto nell’aprile 2022.
Negli anni Settanta, assieme a Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Andrea Branzi e altri, è stato tra i fondatori della Global Tools, contro-scuola di architettura e design che riuniva i gruppi e le persone che in Italia coprivano l’area più avanzata della cosiddetta “architettura radicale” intorno alle riviste “Casabella” e “Spazio e società”.
Famoso per la sua caffettiera napoletana che gli valse nel 1981 l’assegnazione del Premio Compasso d’Oro, premio che ha poi vinto una seconda volta nel 2014.
Le sue presenze alla Biennale di Venezia, alla triennale di Milano e le sue mostre personali, al MoMA di New York, alla fondazione Cartier di Parigi, al Tabakmuseum di Vienna, a palazzo Pitti a Firenze, alla Basilica Palladiana di Vicenza, per citarne solo alcune, sono prova del valore e della notorietà internazionale di Dalisi.
La mostra, curata da Luca Beatrice, è il primo omaggio all’artista dopo la sua morte e racconta l’esperienza di Riccardo Dalisi nel Rione Traiano di Napoli, quartiere popolare di difficile vivibilità.
In quel difficile ambiente l’architetto ha sperimentato la propria forma di animazione sociale attraverso attività di progettazione condivisa dedicate ai bambini del quartiere con l’obiettivo di stimolare un riscatto socioeducativo.
A cinquant’anni di distanza dall’esperienza la mostra racconta i quattro anni che contribuirono alla ricerca incentrata sull’incontro tra design, pedagogia, arte e artigianato.
Era una ricerca innovativa focalizzata sul coinvolgimento delle comunità più fragili per favorire lo sviluppo e la crescita personale attraverso la collaborazione, la partecipazione attiva e il potenziale di creatività.
Il rapporto del designer e architetto con il quartiere iniziò nel 1969, quando incoraggiò i ragazzi di strada a progettare – liberi dagli effetti inibitori del sistema formativo – piccoli arredi ed elementi architettonici con materiali semplici come legno, spago e fili di metallo.
L’obiettivo di provocare un riscatto socio-educativo testimonia l’approccio antropologico che caratterizzava le istanze del design del tempo: come strumento di progetto, Dalisi tenne un diario e scattò fotografie per documentare le attività che si svolsero al Traiano e che egli stesso definì con il termine animazione, ovvero quelle operazioni in cui il momento progettuale si configurava come uno strumento atto a suscitare interesse, partecipazione e spirito collettivo per stimolare attraverso la progettualità un cambiamento sociale.