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Giuseppe Tassi

Madera e i “carros de cesto”

La mente corre a quell’album di Topolino che mi ha portato fin qui

Madera e i “carros de cesto”

www.GlynLowe.com from Hamburg, Germany, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons
www.GlynLowe.com from Hamburg, Germany, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons

 

Minnie e Topolino inseguono Gambadilegno su una slitta di vimini lungo le strade a strapiombo di Funchal.
Nasce da quel fumetto del 1970 la mia vocazione per Madera o meglio la voglia pazza di ripetere l’avventura del topo investigatore.
Le passioni che ti porti dentro sono sempre una molla per realizzare i sogni.
E così quattordici anni dopo, in viaggio di nozze, mi ritrovo a Madera e Porto Santo, la piccola isola vulcanica circondata da una spiaggia ad anello davanti allo spettacolo dell’Oceano Atlantico.
Un’ immersione nella natura arida e selvaggia, pelle ustionata sotto il sole verticale dell’estate e poi una serata in un vecchio mulino a vento trasformato in discoteca, prima di salire sul piccolo aereo che ci porta a Funchal.
Madera, non ancora patria di Cristiano Ronaldo (nascerà l’anno dopo), è l’esatto opposto di Porto Santo.
Un’isola gigantesca fatta di rocce e fiori, di scorci poetici e vegetazione lussureggiante.
É la terra del vinho verde, importato dal cuore dell’impero portoghese, e della maracuja, il frutto della passione.
Ma soprattutto è il regno della slitta di Topolino.
Salgo a Monte, il punto più alto dell’abitato della capitale Funchal ed ecco l’apparizione: una fila lunghissima di carros de cesto parcheggiati davanti alle agenzie turistiche e una folla vociante e colorata che aspetta il suo turno per salire a bordo.
Le slitte sono piccoli divanetti di vimini a due posti montati su pattini di legno.
Cuscini damascati li rendono più comodi e accattivanti alla vista.
Si sale in coppia con lo sguardo interrogativo mentre gli occhi contemplano la strada che scende a capofitto verso il centro della città.
Siamo nelle mani di due giovani frenatori agghindati come gondolieri.

Di bianco vestiti, pagliette a larga tesa in testa, ostentano sorrisi e sicurezza per quel rito che hanno officiato mille volte.

Sono giovanissimi con la pelle scurita dal sole e su quelle slitte ci sono praticamente nati.
Governano i carros de cesto con due corde, i loro muscoli e le scarpe gialle che sembrano zoccoli olandesi, con i segni neri delle frenate sui lati.
Fra gridolini nervosi e silenzi pieni di inquietudine, i careteros si lanciano lungo la discesa con i loro equipaggi.

Il debuttò é dolce su strada asfaltata, schivando auto che salgono in senso contrario.

Ma poi arrivano curve strette e il fondo di ciottoli simili a sanpietrini.
La slitta prende velocità e sembra ingovernabile mentre i “gondolieri” ridono di noi.
A ogni serpentina temi di balzare fuori dal divanetto, proiettato in volo verso il centro di Funchal.

Ma basta un tiro di corda e una frenata decisa degli zoccoli gialli per riportare la serenità.

Quando approdiamo alla stazione d’arrivo, la gioia è grande e la mente corre a quell’album di Topolino che mi ha portato fin qui.

 

Di Giuseppe Tassi

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