Terza di una trilogia di mostre con la Galleria di Raffaella Cortese a Milano, Francesco Arena assume come base del suo lavoro alcune parole di riferimento: bandiera, fotografia, trave; linee: diagonale, orizzontale, perpendicolare; luoghi:pavimento, parete, spazio.

FRANCESCO ARENA. Terza mostra: tre cose

La galleria Raffaella Cortese di Milano propone dai primi giorni di settembre una mostra personale dell’artista Francesco Arena.

Nato nel 1978 a Torre Santa Susanna in provincia di Brindisi Francesco Arena si è formato all’Accademia di Belle Arti di Lecce e vive e lavora a Cassano delle Murge in provincia di Bari.

È un artista che si esprime attraverso la scultura e le installazioni, realizzate in certi casi con l’ausilio di esperti artigiani, utilizzando svariati materiali scelti in base alle opere a cui sono destinati.

Nei suoi lavori si evidenziano influssi dell’arte minimalista americana e dell’arte povera, per i loro lavori scultorei e per il coinvolgimento che le opere stabiliscono con lo spettatore, inoltre anche il panorama pugliese lo influenza, così come gli oggetti presenti nelle installazioni derivano dai suoi luoghi d’ appartenenza.

Il suo processo lavorativo è basato sulla storia italiana degli ultimi anni, indagata e studiata attraverso documenti e compiendo ricerche precise, ma soprattutto prende avvio da una salda impostazione politica familiare e personale.

Fondamentale nelle opere è l’ossessione per i numeri e le misurazioni, usati come dato certo per interpretare gli eventi.

I temi affrontati scandagliano il recente passato storico italiano, analizzando gli avvenimenti degli anni Settanta ed Ottanta. L’intento di Arena è quello di raccontare obiettivamente un fatto politico e storico senza mitizzarlo o celebrarlo, con lo scopo di interessare ed instillare curiosità̀ nell’osservatore.

Terza mostra: tre cose si pone come una sorta di terza tappa di una ‘trilogia’ dell’artista pugliese per la galleria di Raffaella Cortese con temi, aspetti e rimandi che corrono tra le opere in mostra e le due mostre precedenti.

Come nei suoi due precedenti progetti con la galleria, ogni spazio è caratterizzato dalla presenza di un’unica opera.

Senza un ordine preciso nella visita degli spazi, gli spettatori si spostano dal livello basso del pavimento con Bandiera linearizzata a quello alto di Orizzonte lasco, alla loro unione con Sentenza in sei metri da zero a sessantasei centimetri che stabilisce un dialogo tra altezza e superficie di calpestio.