Compro online una t-shirt, prenoto un aereo e per finire divorzio in rete!

La novità è tutta portoghese: per chiudere un matrimonio bastano un computer, una connessione internet e la carte d’identità. E soprattutto non costa nulla.
Divorziare in fretta e senza spendere un euro. Un sogno che i portoghesi hanno reso realtà.  Un geniale avvocato e procuratore legale di Lisbona dalle idee decisamente all’avanguardia, Januário Lorenço, ha infatti messo a punto un sistema che permetterà alle coppie arrivate al capolinea di sciogliere il loro matrimonio in maniera semplice, rapida ed economica purché entrambe consenzienti, senza beni in comune e soprattutto senza figli. Bastano un computer col software di scrittura Microsoft Word, un collegamento ad internet per entrare sul sito web www.divorcionahora.com per compilare il preformato, includendo il certificato di nascita e di nozze, aspettare l’accettazione istantanea del “registro civil” e quindi inserire la password della carta d’identità elettronica con firma digitale, senza la quale non è possibile usufruire del  divorzio online.

Tempo stimato dell’operazione: tra i 4 e i 20 minuti, costo della pratica: solo quello per la connessione. Invece di attendere tempi lunghissimi a volte interminabili necessari alla convalida della domanda cartacea presentata presso il registro civil e pagare le parcelle dei professionisti, basta un click e il “gioco” è fatto. In questo modo, le procedure sono facilitate e si rende meno dolorosa la separazione. In  futuro, si prevede di poter gestire online anche i divorzi contenziosi, che però verranno pagati, ma sempre con cifre minori rispetto alle pratiche tradizionali.  Non è d’altra parte un caso se il cyber-divorzio arriva dal Portogallo, Paese già noto per le sue libertà nel sociale (è stato il secondo, nel 1910, in Europa ad approvare lo scioglimento consensuale dopo la Norvegia che lo aveva fatto nel 1909) e sempre più all’avanguardia grazie alla “politica di modernizzazione amministrativa”. Ma  i vescovi già si coalizzano contro la «banalizzazione delle nozze e la nuova minaccia contro la famiglia». Potrebbe mai accadere una cosa del genere anche in Italia?

 

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