Una grande mostra a Firenze rende omaggio all’artista veneto Arturo Martini, una delle figure più significative della scultura italiana del Novecento.
ARTURO MARTINI e Firenze
Il Museo Novecento presenta la mostra Arturo Martini e Firenze, a cura di Lucia Mannini con Eva Francioli e Stefania Rispoli, allestita nelle sale al secondo piano del museo.
L’esposizione si inserisce all’interno del ciclo Solo dedicato ai maggiori artisti del Novecento, pensato per raccontare aspetti peculiari e meno noti della vita e della pratica di grandi protagonisti nella pittura e scultura del secolo scorso.
Dal 2018 il Museo Novecento ha dedicato progetti espositivi a Emilio Vedova, Piero Manzoni, Vincenzo Agnetti, Gino Severini, Fabio Mauri, Mirko e Medardo Rosso.
Concepite come veri e propri assoli, le mostre presentano di volta in volta un gruppo ristretto di opere, unito a documenti e apparati di vario genere, provenienti dalle collezioni civiche o da prestiti concessi da istituzioni e collezioni private.
La presenza di Arturo Martini a Firenze si ricostruisce sia attraverso la sua partecipazione a importanti esposizioni, sia perché è stato immediatamente oggetto di interesse da parte di collezionisti privati, come attesta la presenza di una serie di sue sculture conservate nel capoluogo toscano.
Già nel 1922, Martini è tra i protagonisti della “Fiorentina Primaverile”, presentato da Alberto Savinio.
Tornerà a Firenze nel 1931, anno del successo ottenuto alla Quadriennale di Roma cui segue pochi mesi dopo la doppia personale con il pittore Primo Conti nei locali della galleria Bellini, in Palazzo Spini Feroni, che suscitò ampia partecipazione e interesse a livello nazionale.
A distanza di circa quarant’anni, un importante nucleo di opere del maestro approdò in città grazie al generoso lascito dell’ingegnere Alberto Della Ragione.
Tra le 241 opere donate da questi alla Città di Firenze, all’indomani dell’alluvione del 1966, spiccano alcuni capolavori di Arturo Martini, come le grandi sculture La Pisana (1933 ca.), il Leone di Monterosso (1933-1935 ca.) e L’Attesa (1935 ca.), oltre a un nucleo di piccole terrecotte che indagano la figura femminile quali Le collegiali (1927 – 1931 ca.), La cinese (1931 – 1933 ca.) e il Nudino sdraiato (1932 ca.).
Molte sono poi le opere di Martini presenti in collezioni private fiorentine fra cui spiccano quelle della raccolta che i Contini Bonaccorsi stavano allestendo negli anni Trenta a Villa Vittoria.
Oltre alle opere “fiorentine” la mostra presenta anche altri capolavori di Martini tra cui la famosa Testa di ragazza ebrea concessa in prestito dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro a Venezia.