Il lavoro di Valentina Vannicola è riconducibile al genere della Staged Photography
VALENTINA VANNICOLA Storie di uomini, isole e nebbie
Il lavoro di Valentina Vannicola è riconducibile al genere della Staged Photography, la tendenza della fotografia contemporanea a presentare come reali scene costruite secondo le dinamiche proprie della cinematografia. La sua ricerca fotografica si è spesso concentrata sulla traduzione in immagine di opere letterarie e racconti che ha rimesso in scena in tableaux vivants.
Ciascuna sua immagine è il frutto di un meticoloso lavoro preparatorio che inizia con un’attenta pianificazione delle fasi preliminari attraverso dei bozzetti preparatori, prosegue con la ricerca degli oggetti, dei costumi di scena e l’individuazione delle location per arrivare alla creazione di un’immagine finale. Protagonisti delle sue opere sono attori non professionisti che vengono coinvolti nei diversi contesti in cui sceglie di operare.
La MLB Gallery propone un excursus nel lavoro di Valentina Vannicola, partendo dai suoi primi progetti (Nel Paese delle meraviglie – 2008; La principessa sul pisello – 2009; Living Layers – 2012) sino ai più recenti. In questa panoramica visiva e temporale, vengono messe in luce le costanti del suo lavoro: la messa in scena, il rapporto con il testo letterario e la narrazione più in generale, l’importanza della relazione con i luoghi e i loro abitanti.
Con Nel Paese delle meraviglie (2008), per la prima volta l’autrice sceglie di coinvolgere nella messa in scena di un testo letterario (Alice nel paese delle meraviglie, Lewis Carroll, 1865) i suoi famigliari e alcuni abitanti del suo paese natale: Tolfa nella Maremma laziale a nord di Roma. Il risultato è una serie di cinque scatti in cui la fisicità dei personaggi, i costumi e gli oggetti di scena sono lontani dall’incanto fiabesco del testo e ne sottolineano invece quello più ironico e grottesco.
Gli stessi fattori vengono ripresi nel lavoro successivo: La principessa sul pisello (2009), un riadattamento della fiaba di Hans Christian Andersen. Anche qui l’elemento dissacrante dello sguardo di Valentina Vannicola, si alimenta del dispositivo che mette in atto per realizzare i suoi lavori: l’utilizzo di attori non professionisti, la scelta delle location nel contesto naturale a lei noto, senza alterazione luministica e l’utilizzo di materiali poveri, domestici, per le installazioni di alcuni scatti.