Una serie fotografica di Valentina Vannicola reinterpreta le atmosfere dei versi danteschi con immagini da lei stessa costruite rigorosamente e realizzate con grande perizia stilistica.
Valentina Vannicola. L’inferno di Dante
In occasione delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte di Dante, il MAXXI ha presentato dal 17 giugno al 26 settembre 2021 “L’Inferno di Dante” di Valentina Vannicola, progetto che entrerà nelle Collezioni di fotografia del Museo.
Nel frattempo, La galleria MLB di Ferrara presenta nella sua sede di Ferrara dal 18 settembre al 18 dicembre 2021, questa serie che si compone di quindici fotografie.
Le fotografie in mostra danno forma a un percorso in cui si avvicendano i peccatori descritti dal poeta nella prima delle tre Cantiche.
Si parte dalla Porta dell’Inferno, si incontrano le anime dei dannati in attesa sulle rive dell’Acheronte, quelle sospese nel Limbo, il corpo solo vegetale dei suicidi.
Dopo l’atmosfera speciale delle vicende di Paolo e Francesca, seguono le anime dei simoniaci, condannati ad essere capovolti nella terra, fino al Mastro Adamo, costretto all’immobilità e riarso dalla sete.
Ambientate nelle campagne intorno a Tolfa (Roma), luogo d’origine dell’artista, le fotografie sono state realizzate coinvolgendo come attori gli stessi abitanti.
Protagonista, al pari dell’azione, è il brullo paesaggio della maremma laziale che, con le infinite tonalità di ocra, marrone, argento, bronzo, oro, conferisce alle immagini un preciso significato emotivo e progettuale.
Nel lavoro di Valentina Vannicola, riconducibile al genere della staged photography, la componente letteraria funziona come traccia da seguire, approfondire e reinterpretare.
La componente letteraria è come un input per avviare un processo inventivo libero e personale che conduce alla visualizzazione di un’immagine che prende forma in prima battuta in un bozzetto.
L’immagine viene poi concretizzata nello scatto finale, risultato di un complesso lavoro di produzione in cui l’autrice assume il ruolo di sceneggiatrice, costumista, regista, oltre che fotografa.
La continuità tonale, la sequenza rigorosa e le inquadrature meticolosamente studiate costruiscono un racconto sintetico, serrato, ma anche potentemente immaginifico capace di reinterpretare in chiave contemporanea e corale alcuni versi del capolavoro dantesco.