SONO UN CRISTALLO DI GHIACCIO

Ricordo quando ero una goccia d’acqua, non stavo mai ferma, fluttuavo leggera, danzavo

SONO UN CRISTALLO DI GHIACCIO

 

SONO UN CRISTALLO DI GHIACCIO
SONO UN CRISTALLO DI GHIACCIO

 

Cos’è questa luce che da un po’ di tempo vedo sopra di me?

Sono qui da non so quanto tempo, cento, forse mille anni.

Mi ero abituato a questa vita, nessun rumore, nessun disturbo, sotto metri e metri di miei simili più giovani.

Riposavo tranquillo e sereno al buio continuo nel silenzio senza tempo.

Ora all’improvviso arriva una luce che va e che viene.

Ritorna forse a scandire il tempo che passa?

Certamente qualcosa sta cambiando lassù e vado col pensiero alla mia vita, alla mia storia personale.

Devo fare uno sforzo perché è passato tanto tempo.

 

Ricordo quando ero una goccia d’acqua, non stavo mai ferma, fluttuavo leggera, danzavo allegra al caldo tepore seguendo una corrente continua che diventava sempre più fredda.

Sento ancora i brividi che provavo e allora cercavo di scendere più giù verso il fondo.

Passavano i giorni e mi accorgevo che tutto attorno si riscaldava e risalivo in superficie a godermi il nuovo tepore.

Non saprei dire quante volte ho ripetuto quei viaggi, ma ho nitido il ricordo di quanto era bello cullarsi dentro quel mare grande tra luci e colori talmente belli da essere indescrivibili, un mondo di esseri e cose meravigliose.

A volte scivolavo tra erbe lussureggianti, dalle forme e dai colori più vivi, che si alzavano ondeggiando dal fondo, tra sabbie candide sottili o rocce pulite dal movimento continuo delle acque oppure mi ritrovavo accerchiata da un’infinità di esseri in movimento, grandi e piccoli, singoli o in gruppo, che volteggiavano allegri nell’acqua limpida.

Non saprei dire quanto tempo ho vissuto quel dolce ondeggiare trascinata avanti e indietro dalla corrente, dal caldo al freddo e ritorno e poi ancora dal caldo al freddo e ritorno.

Certamente è stato un numero altissimo di piacevoli viaggi senza mai incontrare nulla che non fossero le erbe del fondo o gli esseri volteggianti, o le rocce o qualche tronco d’albero in superficie. Ricordo solo una volta, quando scivolai su tre tavole levigate che procedevano sulla superficie dell’immenso mare.

Un giorno, mi stavo godendo il tepore del sole sulla superficie quando all’improvviso un gran calore mi avvolse tutta.

Diventavo sempre più leggera e cominciai a volteggiare libera, sopra l’acqua, e la superficie del mare si allontanava sempre di più e la luce diventava sempre più accecante.

Mio Dio! Dove sto andando sempre più lontano dalla pace del mare materno?

 

Mi sentivo sempre più leggera e veloce volavo e salivo.

Ero sempre io quella che volava sopra quel mare che mi aveva cullato, quella che sale e scende continua e vola ancora avanti e indietro, a volte veloce a volte talmente lenta da avere l’impressione di essere sul punto di cadere.

Finché un giorno scomparve il riflesso delle acque sotto di me, quel luccichio tremolante che accompagnava il mio volo.

Lo cercai inutilmente, sotto di me c’era solo una immensa distesa bianca.

Cominciai a sentire freddo, sempre più freddo, mi sentivo appesantita, cominciai a scendere e, mentre cadevo, mi unii ad altre mie simili; scendevo più lenta, come frenata, mi sentivo soffice come un batuffolo di lana immacolata finché tutto si fermò e rimasi immobile in attesa di capire cos’altro dovesse succedere.

Non succedeva nulla; ero lì ferma alla luce di un sole obliquo e lontano, immersa in un unico bianco attorno e sotto di me. Poi dopo un po’ di tempo altri batuffoli cominciarono ad arrivare. Il tempo passava e altri ancora arrivavano e sentivo il peso aumentare sopra di me.

Mi sentivo come il carbonio che per la pressione si trasforma in diamante, e la pressione sopra di me arrivò e mi trasformò in un cristallo di ghiaccio.

Ho la consapevolezza che non è così, so che io ero cristallo quando ancora ero fiocco di neve, ma mi piace pensare che il “peso” del tempo mi ha impreziosito e il mio essere cristallo di ghiaccio mi rende agli occhi del mondo come una pietra preziosa, anche se sintetica.

 

In ogni caso ero talmente solido che non sentivo più la pressione del peso che aumentava di anno in anno, vivevo tranquillo, immerso nel buio, potevo riposare senza preoccuparmi né del tempo né di ciò che accade attorno a me.

Questa è la mia storia: l’ho raccontata perché sento che qualcosa sta cambiando.

Quella luce sopra di me che appare e poi scompare per lungo tempo, per poi riapparire, non succede da molto ma ogni volta che riappare è sempre più intensa.

Credo ormai che fra non molto dovrò rimettermi in moto, scivolare nel grande mare e rivivere il piacere di andare avanti e indietro nell’acqua limpida; ritornerò ad essere goccia immersa nella limpida acqua per danzare tra le erbe lussureggianti che ondeggiamo proiettando attorno a sé i colori più belli, o scivolare facendomi massaggiare da candide sabbie sottili o saltellare su rocce scintillanti lucidate dal movimento continuo dell’acqua o accompagnare il gioioso volteggiare di esseri piccoli e grandi che rendono vive le acque.

 

Ricomincerà la mia storia infinita.

Ma sarà ancora così?

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