Una mostra a Milano propone un dialogo inedito tra opere dei due artisti legati da profonda amicizia, Remo Bianco e Raymond Hains
REMO BIANCO / RAYMOND HAINS
Fondata nel settembre 2018, la Galleria d’Arte Tommaso Calabro è specializzata in arte moderna e contemporanea. La galleria collabora con Musei, archivi d’artista, fondazioni e curatori per presentare progetti espositivi di carattere interdisciplinare che offrano una nuova lettura di artisti moderni celebri e meno conosciuti.
Le sale espositive della Galleria si estendono su oltre 400 m² al piano nobile di Palazzo Marietti, palazzo neoclassico di origini rinascimentali in Piazza San Sepolcro, nel centro storico di Milano.
Dal 14 dicembre 2021 è allestita presso la galleria la mostra REMO BIANCO / RAYMOND HAINS.
Remo Bianco (1922-1988) e Raymond Hains (1926-2005) furono due protagonisti della scena artistica del secondo Novecento.
Entrambi furono artisti di difficile classificazione: Hains, solitamente associato al Nouveau Réalisme, se ne distaccò quasi subito dopo averne firmato il manifesto; Bianco, inizialmente vicino allo Spazialismo, fu creatore di serie dallo stile sempre diverso e in continua evoluzione.
Attraverso l’arte, l’uno e l’altro si appropriavano di una realtà in veloce cambiamento, reinventando con intelligenza e creatività i linguaggi della loro instancabile ricerca.
Sebbene tra i due non ci sia mai stato un sodalizio artistico, un’amicizia iniziata nei primi anni Sessanta legò Bianco ad Hains per tutta la vita.
La mostra si apre infatti con una fotografia, trasformata da Remo Bianco in opera d’arte dal titolo Appropriazione di Raymond Hains, che ritrae i due artisti insieme in un ristorante di Milano.
Un anno dopo Hains dedica all’amico Omaggio a Remo Bianco, un’opera composta da pannelli di recinzione che ricordano le sue famose Palissades, come quella esposta in questa occasione, che fu un tempo di proprietà dello stesso Bianco.
La mostra propone un dialogo inedito tra opere dei due artisti svelando come entrambi non concepissero il fare arte come creazione di forme ex novo ma come appropriazione di oggetti, persone, situazioni, cose e dati della realtà: frammenti della propria quotidianità e del proprio vissuto nel caso di Bianco, decostruzioni del paesaggio urbano e del linguaggio nel caso di Hains.