Una mostra che mette in luce i tanti e importanti rapporti artistici tra Venezia, la patria del Friuli e l’impero asburgico
Il Castello di Udine e Palazzo Attems Petzenstein di Gorizia presentano la mostra congiunta PITTORI DEL SETTECENTO TRA VENEZIA E IMPERO
I Civici Musei di Udine e i Musei Provinciali di Gorizia promuovono la mostra PITTORI DEL SETTECENTO TRA VENEZIA E IMPERO. Arte attraverso i territori del Friuli Venezia Giulia, grande progetto espositivo curato da Liliana Cargnelutti, Vania Gransinigh e Alessandro Quinzi, allestito su due sedi: dal 25 novembre 2023 al Castello di Udine e dal 14 dicembre a Palazzo Attems Petzenstein di Gorizia.
La mostra mette in luce l’osmosi tra aree storicamente riconducibili a differenti entità statali.
Quello che oggi è il Friuli Venezia Giulia fu, sino al 1797, anno della caduta della Serenissima Repubblica di San Marco, terra contesa tra Venezia, che esprimeva il suo dominio sulla “Patria del Friuli”, e l’Impero asburgico che dominava il Goriziano, Trieste e la contigua Slovenia. Lingue, tradizioni, visioni diverse, ma non per gli artisti e la loro arte, uomini e donne che traghettarono i loro originali modi di esprimere l’arte in territori non abituali, trovandoli recettivi.
“Nel ‘700 a Udine, attorno alla figura geniale di Giambattista Tiepolo che lavorò più volte per una committenza friulana, si mettono in luce altri artisti nativi friulani che hanno successo proprio a Venezia.
Tra di loro Sebastiano Bombelli, Nicola Grassi, Luca Carlevarijs che, pur scegliendo di trasferirsi in Laguna, continuarono a mantenere rapporti di lavoro con la terra d’origine.
Altri, veneziani, raggiungono il Friuli per affiancare Tiepolo nel rispondere alle richieste della committenza friulana.
Tra loro Gian Antonio Guardi, Giambattista Piazzetta, Gaspare Diziani, Francesco Fontebasso. Le loro opere friulane offrono motivi d’ispirazione per gli artisti locali.
Non mancarono i rapporti neppure con Gorizia, infatti, la Contea di Gorizia diventa presto uno snodo importante per quegli artisti veneziani che puntano ad affermarsi nelle terre imperiali.
Esemplari i casi di Giulio Quaglio o quello della famiglia Pacassi che da Venezia si trasferì dapprima a Gorizia e nel secondo decennio del Settecento, con Giovanni Pacassi e lo scultore Pietro Baratta estese, con successo, l’attività a Vienna.
Anche nell’isontino quindi non mancarono interessanti rapporti e commissioni ad artisti provenienti da area veneta.
Spiccano commissioni importanti come quella che vede il Conte Sigismondo Attems Petzenstein commissionare al veronese Giambettino Cignaroli per l’altare di famiglia, mentre il conte Livio Lantieri crea una collezione di pastelli di Francesco Pavona.
Anche una veneziana pura come Rosalba Carriera raggiunge Gorizia mossa dalla speranza, che si rivelerà fondata, di allacciare i rapporti con l’alta nobiltà viennese.
La mostra allestita a Udine e Gorizia apre una finestra su questi rapporti d’arte tra Venezia e impero asburgico.