Una mostra che intende chiudere “alla grande” le manifestazioni per Parma capitale italiana della Cultura 2020-2021
Opera: il palcoscenico della società
Parma vuol concludere “alla grande” le manifestazioni di Capitale Italiana della Cultura e lo fa con una mostra che intende valorizzare una delle ricchezze del suo territorio.
Parma, infatti, può vantare tradizione e nomi che hanno fatto la storia nella musica, quali Giuseppe Verdi e Arturo Toscanini.
A questo è rivolta la mostra Opera: il palcoscenico della società curata dalla storica dell’arte Gloria Bianchino e dallo studioso verdiano Giuseppe Martini, su progetto di allestimento scenografico a cura di Margherita Palli Rota, è prodotta da Comune di Parma e realizzata da Casa della Musica, in collaborazione con la Fondazione Teatro Regio di Parma.
L’esposizione vuole esplorare il rapporto biunivoco fra opera e società: 514 i pezzi esposti tra quadri, volumi antichi, stampe, fotografie, libretti, riviste, documenti d’archivio, costumi, oggetti di scena e materiali audiovisivi e sonori, provenienti da 75 prestatori pubblici e privati.
Un’esposizione che offre ai visitatori la possibilità di scoprire il segreto della longevità dell’opera che si rivela al tempo stesso plasmabile al mutamento dei tempi e conservatrice dei riti del vivere insieme, dall’abbigliamento alla gastronomia, in particolar modo a Parma, dalla gestualità fino all’immaginario visivo.
Una mostra che aiuta a riflettere sul rapporto tra la tradizione musicale dell’Opera e la società.
Infatti, nonostante per secoli il suo pubblico sia appartenuto all’aristocrazia, l’opera è divenuta nel tempo sinonimo di passione popolare, riuscendo a valicare la dimensione del divertimento e dello spettacolo per diventare non solo memoria collettiva, ma rappresentazione dell’identità di una nazione.
Il mondo dell’opera è presentato sotto vari aspetti:
- il suo pubblico e il modo di stare in teatro;
- le strade che il melodramma ha intrapreso per avvicinarsi a un pubblico più ampio e i mezzi che gli hanno permesso di scendere dal palcoscenico per farsi conoscere fuori dal teatro;
- l’influenza esercitata sulla cultura e sull’immaginario collettivo;
- il suo dialogo con la politica, tra arte di regime, protesta e censura;
- il contributo all’ampliamento delle conoscenze linguistiche attraverso i libretti;
- i cambiamenti delle modalità di ascolto, dagli organetti meccanici fino al disco, e il rapporto con vecchi e nuovi strumenti di comunicazione, dalla radio alla televisione e al web.
Un’esposizione che presenta anche un numero rilevante di opere d’arte di qualità.
Sono, infatti in mostra quadri di Francesco Hayez I vespri Siciliani (1846) e Papa Urbano II sulla piazza di Clermont predica la prima Crociata (1835) , Au théatre di Federico Zandomeneghi (1885-1895), una sezione di ritratti di Lina Cavalieri, tra cui il Ritratto di Lina Cavalieri di Cesare Tallone (1905) e la serie di fotografie di Francesco Paolo Michetti da Archivio Alinari di Firenze; il lacerto ‘W Verdi’ dai Musei Civici di Treviso; e molto altro ancora.