Considerato il pittore naïf per antonomasia, Ligabue è oggi riconosciuto come uno dei maggiori protagonisti dell’arte italiana del XX secolo.
Ligabue – Un altro mondo
Ligabue- Un altro mondo, inaugurata il 28 maggio è l’esposizione estiva, a cura di Marzio Dall’Acqua e Vittorio Sgarbi e organizzata da Augusto Agosta Tota, che il Comune di Asiago ha promosso in collaborazione con la Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma, con il patrocinio di Regione Veneto e Provincia di Vicenza e Unione Montana.
La mostra si prefigge lo scopo di presentare l’opera di Antonio Ligabue (1899-1965), considerato il pittore naïf per antonomasia, ma oggi rivalutato dalla critica come uno dei maggiori protagonisti dell’arte italiana del XX secolo.
Ligabue è stato un pittore molto originale, privo di formazione accademica, capace di immedesimarsi totalmente nel prodotto delle sue mani (sia che si trattasse di dipinti, sia che si trattasse di sculture).
Nel sublimare attraverso le opere le sue vicissitudini personali Ligabue è capace di emozionare l’osservatore e di catturarlo trascinandolo con sé nel suo mondo visionario, fatto di animali feroci, ricordi della Svizzera (la sua terra natale), vedute della campagna emiliana e molto altro.
Esponendo oltre 70 opere tra dipinti, disegni e sculture, la mostra di Asiago introduce l’arte di questo genio visionario sempre in evoluzione, la sua appassionata ricerca che sapeva inventare e rinnovare usando colori violenti e comunque armonici nella loro pressante suggestione emotiva, proponendo un’iconografia popolare e raffinata.
Un excursus all’interno dei periodi canonici in cui è stata suddivisa la sua produzione artistica:
gli animali domestici dei primi anni,
le tigri dalle fauci spalancate, i leoni mostruosi, i serpenti, i rapaci che ghermiscono la preda o lottano per la sopravvivenza.
La natura dipinta da Ligabue è il teatro di una violenza implacabile.
Presenti anche alcuni autoritratti, nei quali Ligabue dipinge il proprio dolore esistenziale, gridandolo con l’urgenza di una sensibilità intensa e ferina; è il tormento di un’anima che grazie alla pittura trova la propria voce e il proprio riscatto.