Una mostra collettiva con artisti che indagano sulle varie declinazioni in cui emerge il concetto di fragilità.
Le contraddizioni della fragilità
La galleria Eduardo Secci Contemporary di Firenze presenta da settembre 2021 la mostra “Le contraddizioni della fragilità̀” a cura di Angel Moya Garcia.
Si tratta di una mostra collettiva con opere di Diana Al-Hadid, Alejandro Almanza Pereda, Andrea Galvani, José Carlos Martinat e Matthew Ritchie.
Nata ad Aleppo nel 1981 la siriana Diana Al-Hadid è nota per una ricerca artistica che esamina le strutture e le prospettive storiche che modellano i nostri presupposti materiali e culturali.
Alejandro Almanza Pereda, nato a Città del Messico nel 1977, ha sviluppato interesse per come le diverse culture percepiscono il pericolo e il rischio.
La ricerca concettuale di Andrea Galvani nato in Italia nel 1973 ma attivo tra New York e Città del Messico, informa il suo uso di fotografia, video, disegno, scultura, suono, installazione architettonica e performance.
Le fonti di ispirazione del peruviano José Carlos Martinat, nato a Lima nel 1974, sono l’architettura e l’ambiente urbano, le memorie umane e del cyberspazio.
Matthew Ritchie è nato a Londra nel 1964, è impegnato in una indagine continua sull’idea di informazione.
L’ambito di indagine della mostra si incentra sulle varie declinazioni in cui emerge il concetto stesso di fragilità̀.
Il curatore Angel Moya Garcia propone una esplorazione delle contraddizioni che possono celarsi nella sua definizione attraverso l’analisi di alcuni tra i diversi contesti in cui viene applicato il termine.
Vengono quindi proposte opere che indagano i diversi contesti: sociali, culturali, economici, scientifici e filosofici.
Una serie di accezioni e interpretazioni in cui spesso la fragilità̀ viene considerata come una qualità̀ spregiativa che ci indirizza verso il dubbio e l’incertezza, il fallimento e la sua accettazione o la debolezza delle nostre convinzioni.
Questo atavico e ipotetico antagonismo, causato da una netta opposizione tra fragilità̀ e stabilità, viene messo in discussione nella mostra attraverso l’evidenza della superficialità̀.